Il 26 ottobre si è votato per rinnovare il parlamento. Ha vinto il partito laico Nidaa Tounes.
Il partito laico tunisino Nidaa Tounes ha conquistato 85 seggi del parlamento, su un totale di 217.
Il partito islamista Ennahda, che aveva già ammesso la sconfitta il 27 ottobre, ha preso 69 seggi.
Nidaa Tounes non potrà governare da solo e ha già avviato dei colloqui per formare una coalizione. Al Jazeera
Gli osservatori dell’Unione europea definiscono le elezioni in Tunisia “trasparenti e credibili”. Al Arabiya
Ora cominciano i problemi. Domenica la grande coalizione dei laici tunisini (Nidaa Tounes) ha superato nettamente gli islamisti di Ennahda. Ma, non avendo ottenuto la maggioranza assoluta all’assemblea nazionale, dovrà stringere un’alleanza per governare. Le opzioni, a questo punto, sono due. Leggi
Rached Ghannouchi, il leader del partito islamista tunisino Ennahda, ha chiamato il presidente della formazione laica Nidaa Tounes, Béji Caïd Essebsi, per congratularsi per la sua vittoria alle elezioni legislative del 26 ottobre. Lo ha scritto su Twitter la figlia di Ghannouchi, Soumaya.
La commissione elettorale tunisina non ha ancora confermato i risultati, ma in base agli exit poll Nidaa Tounes è il primo partito in parlamento, seguito da Ennahda. Afp
Il portavoce del partito islamista tunisino Ennahda ha ammesso la sconfitta alle legislative, anche se non ci sono ancora risultati ufficiali.
Il portavoce, confermando gli exit poll, ha detto che il partito Ennahda è arrivato secondo alle elezioni dietro la formazione laica Nidaa Tounes.
Secondo i primi exit poll, i laici di Nidaa Tounes sarebbero in testa con il 37 per cento dei voti davanti a Ennahda, fermo al 26 per cento.
Segue il Fronte popolare con il 5,4 per cento e l’Unione del popolo libero (Upl) con il 4,8 per cento. Se questi risultati fossero confermati, secondo le stime di France Info, Nidaa Tounes otterrebbe 80 seggi in parlamento contro i 67 di Ennahda.
In base a queste stime nessuna forza disporrebbe di una maggioranza assoluta in parlamento (217 seggi). La commissione elettorale potrebbe annunciare i primi risultati ufficiali parziali del voto nella giornata di oggi ma ha tempo fino al 30 ottobre per assegnare definitivamente i seggi del parlamento. Askanews
Il portavoce del partito islamista tunisino Ennahda ha ammesso la sconfitta alle legislative anche se si è ancora in attesa dei risultati ufficiali. Askanews
Secondo i primi dati, circa il 60 per cento dei 5,2 milioni di elettori registrati è andato a votare. In molti seggi sono state segnalate code già dalla mattina del 26 ottobre. Al Jazeera
Quattro anni dopo l’esilio dell’ex presidente Zine el Abidine Ben Ali, si vota per eleggere il parlamento.
Si vota il 26 ottobre per le elezioni parlamentari in Tunisia, quattro anni dopo la rivoluzione dei gelsomini che costrinse all’esilio l’ex presidente Zine el Abidine Ben Ali.
Su più di dodicimila centri in cui si vota a livello nazionale, solo cinque sono rimasti chiusi per motivi di sicurezza a Kasserine, vicino al confine con l’Algeria, secondo quanto hanno detto le autorità elettorali.
Le elezioni sono state precedute da giornate di tensione e blitz della polizia contro presunti terroristi.
I partiti favoriti sono quello islamista Ennahda di Rachid Ghannouchi e l’alleanza laica Nidaa Tounes di Béji Caïd Essebsi.
Sono le seconde elezioni libere dalla fine del regime di Ben Ali. Reuters
L’ultima settimana di campagna elettorale, dai toni molto accesi, è stata dominata dai due partiti più importanti del periodo postrivoluzionario: la formazione laica Nidaa Tounes, di Béji Caïd Essebsi, e quella islamista Ennahda, di Rachid Ghannouchi.
Secondo il quotidiano La Presse, i partiti tunisini non hanno mai speso tanto denaro per la comunicazione politica come quest’anno.
I tunisini torneranno alle urne il 23 novembre per eleggere il presidente, che per la prima volta sarà scelto direttamente dagli elettori e rimarrà in carica cinque anni.
A cinque giorni dalle elezioni legislative che si terranno in Tunisia il 26 ottobre, sono stati affissi i manifesti di un candidato improbabile, Zine el Abidine Ben Ali, l’ex presidente costretto all’esilio nel 2011 in seguito alla rivoluzione dei gelsomini, che diede l’impulso alle primavere arabe.
I manifesti coprono per ora solo quelli del partito dell’attuale presidente Moncef Marzouki, candidato a proseguire il suo mandato.
Per ora non è chiaro se la candidatura di Ben Ali sia reale o solo frutto una provocazione. Ansa
La Tunisia è il paese dal quale arrivano più combattenti stranieri arruolati nel gruppo jihadista Stato islamico in Siria e in Iraq. Secondo le autorità tunisine sono circa 2.400 i tunisini che si sono uniti al gruppo, altri studi parlano di più di tremila persone.
Le autorità tunisine stimano che circa 400 combattenti siano ritornati in patria dopo aver militato nel gruppo. “I disoccupati con un titolo di studio sono i primi candidati ad arruolarsi. In Tunisia ci sono buoni livelli d’istruzione ma la disoccupazione è molto alta”, scrive il New York Times.
The New York Times
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