Il giornalista del Washington Post è stato incriminato a Teheran, ma non sono chiari i capi d’accusa
Jason Rezaian, il giornalista del Washington Post in carcere in Iran dal luglio 2014 sarà processato per spionaggio e altri tre reati affini, tra cui la “collaborazione con governi ostili”. Lo ha confermato il suo legale, Leyla Ahsan, in un’intervista telefonica all’agenzia France Presse.
Rezaian, che è il corrispondente a Teheran del quotidiano, è detenuto da nove mesi ma non è ancora stata fissata alcuna data per la prima udienza in tribunale. Insieme al giornalista, che ha la doppia cittadinanza iraniana e americana, era stata arrestata anche la moglie Yeganeh Salehi, anche lei giornalista poi liberata su cauzione.
Il giornalista del Washington Post Jason Rezaian, in carcere in Iran dal 22 luglio, è stato accusato di spionaggio economico. Secondo il Washington Post il giornalista ha subito maltrattamenti e gli è stata concessa solo una limitata possibilità di parlare con il suo avvocato. “Dal giorno del suo arresto è stato sottoposto a duri interrogatori, a mesi di detenzione in isolamento e a condizioni di vita difficili che hanno influito sulla sua salute”, ha dichiarato il direttore Martin Baron. Secondo l’agenzia di stampa iraniana Fars, Rezaian, di nazionalità iraniana e statunitense, avrebbe trasmesso in maniera illecita dati sensibili, violando la sicurezza nazionale. La data del processo non è ancora stata fissata.
Il giornalista del Washington Post Jason Rezaian, in prigione in Iran dal 22 luglio, è stato incriminato da un tribunale di Teheran, ma non sono ancora chiari i capi d’accusa. L’udienza è durata circa dieci ore. La detenzione di Rezaian nei giorni scorsi era stata prolungata fino a metà gennaio. La famiglia ha assunto un legale per difendere il giornalista, ma non è stato autorizzato nessun incontro. Washington Post
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