Gli ultimi attacchi sono avvenuti martedì 9 giugno. Riyadh vuole cacciare dalla capitale Sanaa i ribelli houthi, appoggiati dall’Iran, e reinsediare il presidente yemenita Abd Rabbo Mansur Hadi, in esilio in Arabia Saudita. Bombardati anche la casa di un alto ufficiale e il quartier generale del figlio dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh. Leggi
L’ex presidente dello Yemen, Ali Abdullah Saleh, ha lanciato un appello a tutta la popolazione affinché torni al dialogo politico per mettere fine alla crisi del paese. “Chiedo a tutte la parti in conflitto in tutte le province di fermare i combattimenti e tornare al dialogo”, ha detto Saleh in una nota.
La dichiarazione dell’ex presidente arriva mentre nel paese cresce l’emergenza umanitaria a causa dei combattimenti tra i ribelli sciiti houthi e le forze fedeli al presidente Abd Rabbo Mansur Hadi e dei bombardamenti della coalizione guidata dall’Arabia Saudita, che sono ancora in corso nonostante la tregua annunciata da Riyadh. Le forze fedeli a Saleh, costretto a dimettersi in seguito a mesi di proteste nel 2011, dopo 33 anni al potere, hanno combattuto al fianco dei ribelli houthi contro le truppe del presidente Hadi. Afp
Nello Yemen è stato chiuso l’aeroporto di Aden, nel sud del paese, a causa di violenti combattimenti in corso tra gruppi rivali. Nei pressi dell’aeroporto da questa mattina si stanno scontrando le milizie fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh e le milizie che sostengono l’attuale presidente Abd Rabbo Mansour Hadi, che risiede ad Aden. Circa cento passeggeri di un volo diretto al Cairo sono stati fatti scendere dall’aereo e sono stati costretti a lasciare l’aeroporto. Il terminal si trova a meno di un chilometro dal centro della città e secondo alcune testimonianze è stato colpito da forti esplosioni. Al Jazeera
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