È una giornalista e fotografa francese.
La sfida della società civile ucraina per riformare il codice penale e fare luce sulle violenze sessuali usate dalle forze armate come mezzo di tortura sui civili. Leggi
Quando Lena si sveglia, non vede niente. Ha una benda sugli occhi e le mani legate dietro la schiena. È presa dal panico e si mette a urlare. Una guardia entra e la colpisce con un fucile. I suoi amici l’avevano avvertita. Donetsk, nella zona separatista filorussa nell’est dell’Ucraina, è diventato un posto pericoloso per una giornalista, soprattutto se viene da Kiev. “Se non ci va nessuno, il mondo non saprà quello che sta succedendo laggiù”, aveva risposto. Era il maggio 2014. Da allora, non passa un giorno senza che si penta della propria decisione. Leggi
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