In migliaia hanno marciato sul principale ponte di Charleston, in South Carolina, Stati Uniti, per mostrare solidarietà alla comunità nera e alle vittime della sparatoria nella chiesa episcopale metodista Emanuel African, nella notte tra il 17 e il 18 giugno.
Riapre per le funzioni domenicali la chiesa episcopale metodista Emanuel African di Charleston in South Carolina, dove il 17 giugno nove persone sono morte in un assalto armato. I parrocchiani hanno già detto di aspettarsi una folla di persone e, d’altronde, tanti fedeli si erano già raccolti in preghiera all’esterno dell’edificio di culto nei giorni scorsi. Nel frattempo, gli inquirenti stanno indagando su un blog pubblicato in febbraio dallo stesso Dylann Roof, l’autore della strage. Un vero e proprio manifesto razzista accompagnato da molte sue foto, dove compare con la pistola e mentre brucia la bandiera statunitense.
Roof ha scritto, tra l’altro: “Non ci sono skinhead, non esiste un vero Ku Klux Klan, nessuno fa nulla eccetto parlare sul web. Bene, qualcuno deve avere il coraggio… Credo di essere io la persona… Non ho scelta. Non sono nella posizione di andare da solo nel ghetto e combattere”.
Nel messaggio, il giovane ha annunciato la sua intenzione di colpire proprio a Charleston. L’omicida ha intitolato il blog “l’ultimo rhodesiano”, in omaggio all’ex colonia africana. I neri vi vengono descritti come “stupidi e violenti”, i latini come nemici mentre gli asiatici sono presentati come possibili alleati. L’Fbi sta studiando il testo per dimostrare come la strage sia stata premeditata e preparata.
Diverse centinaia di persone si sono date appuntamento nella serata del 19 giugno a Charleston in South Carolina, per ricordare le nove vittime della sparatoria del 17 giugno dentro la chiesa metodista di Calhoun street.
Poche ore prima c’era stata la prima apparizione davanti a un giudice del presunto responsabile, Dylann Roof, 21 anni, per cui è stato confermato il carcere con il rinvio a giudizio su nove capi di imputazione per omicidio. Le prime due udienze sono state fissate per il prossimo ottobre e per febbraio del 2016.
Quando è comparso davanti al giudice, in videoconferenza per motivi di sicurezza, Roof è rimasto in silenzio, salvo confermare la sua identità, residenza e il fatto di non avere un’occupazione. Hanno invece parlato, per l’emozione di tutti, i familiari delle persone uccise che hanno voluto perdonare pubblicamente il giovane. “Non abbraccerò più mia madre, non le parlerò mai più, ma ti perdono” ha dichiarato la figlia di una delle vittime, Ethel Lance, 70 anni.
In un tweet, il presidente statunitense Barack Obama ha commentato: “In mezzo alla tragedia più buia, il decoro e la bontà del popolo americano brillano attraverso queste famiglie”.
Incontrando i sindaci statunitensi a San Francisco, Obama ha poi fatto un duro intervento a favore dell’inasprimento delle leggi sul possesso di armi da fuoco, attaccando il congresso. Chi ha sparato in South Carolina, ha ricordato, voleva scatenare una “guerra razziale”. Il presidente ha parlato di un paese “sotto choc”, in cui fatti come questi “lacerano il tessuto di una comunità” e “costano molto cari”. “Più di undicimila americani sono stati uccisi da armi da fuoco nel solo 2013” ha ricordato Obama.
La governatrice del South Carolina Nikki Haley ha sostenuto che il responsabile della strage di Charleston merita di essere condannato a morte. In un’intervista al Today show della Nbc, Haley ha dichiarato che il suo stato è profondamente ferito dall’uccisione di “nove persone innocenti”, esprimendo l’auspicio che l’autore della sparatoria sia “condannato a morte”.
Haley ha poi aggiunto di preferire che Dylann Roof, 21 anni e sospettato del crimine motivato da odio razziale, sia processato sulla base delle leggi del South Carolina invece che in un processo federale. “Sappiamo che, ancora una volta, persone innocenti sono state uccise perché qualcuno che voleva fare del male non ha avuto difficoltà a mettere le mani su una pistola”, ha commentato il presidente statunitense Barack Obama. “A un certo punto, dovremo fare i conti con il fatto che questo tipo di violenza di massa non esiste in altri paesi avanzati”, ha aggiunto.
Il presidente, che conosceva personalmente una delle vittime, il reverendo e senatore Clementa Pinckney, ha sostenuto che questo genere di fatti debba riportare l’attenzione sulla necessità di prevenire la diffusione di armi. Gli Stati Uniti non hanno il monopolio sul razzismo, ma ciò che rende il razzismo letale nel paese è la facilità con cui le persone possono acquistare armi, scrive il Guardian.
Dylann Roof, il presunto omicida della chiesa di Charleston, è stato arrestato a Shelby, nel North Carolina. Al momento dell’arresto si trovava nella sua auto e non ha opposto resistenza. Dylann Roof, 21 anni, è accusato di aver ucciso nove persone nella Emanuel Ame, una chiesa frequentata dalla comunità afroamericana di Charleston.
Secondo le autorità si è trattato di un omicidio a sfondo razziale e Roof ha agito da solo. Le vittime sono sei donne e tre uomini. Tra i morti c’è anche il pastore e senatore democratico Clementa Pinckney, 41 anni.
Durante una conferenza stampa, il presidente statunitense Barack Obama ha espresso rabbia e tristezza per la vicenda e ha dichiarato: “Troppe volte ho dovuto commentare l’uccisione di innocenti perché qualcuno non ha avuto problemi a procurarsi una pistola”.
La polizia della città statunitense di Charleston, in South Carolina, ha tenuto una conferenza stampa sulla sparatoria avvenuta la notte scorsa alla Emanuel Ame, una chiesa frequentata dalla comunità afroamericana della città. Un uomo ha aperto il fuoco e ha ucciso nove persone. Ecco cosa sappiamo finora della vicenda:
Un uomo si è introdotto in una chiesa frequentata dalla comunità afroamericana, a Charleston in South Carolina, e ha sparato uccidendo nove persone. L’attentatore, un uomo bianco sui vent’anni, indossava jeans e una felpa grigia, come ha riferito la polizia in una conferenza stampa.
Nonostante un imponente dispiegamento di forze, compresi mezzi aerei, a qualche ora dalla sparatoria – avvenuta poco dopo le nove di sera (le 3 del mattino in Italia) – il responsabile non è stato ancora arrestato. Il capo della polizia locale, Gregory Mullen ha descritto l’attacco come un crimine a sfondo razziale.
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