L’economia italiana cresce a un ritmo superiore alle attese e l’occupazione riparte.
Crescita
I dati forniti dall’Istat indicano una revisione al rialzo del pil. Nel secondo trimestre del 2015, il prodotto interno lordo è cresciuto dello 0,3 per cento rispetto ai tre mesi precedenti e dello 0,7 per cento nei confronti del secondo trimestre del 2014. La crescita acquisita fin qui dall’inizio dell’anno è pari allo 0,6 per cento e quindi si è quasi raggiunto l’obiettivo del governo di un Pil +0,7 per cento per l’intero anno.
Lavoro
Segnali positivi arrivano anche sul fronte del lavoro con 180mila nuovi occupati nel secondo trimestre e il tasso di disoccupazione che scende in luglio di 0,5 punti percentuali e arriva al 12 per cento. Quattro giovani su 10 non hanno un lavoro, ma la percentuale è calata di due punti rispetto al rilevamento precedente.
Secondo i dati dell’Istat, il pil italiano è aumentato dello 0,2 per cento rispetto ai primi tre mesi del 2015 e dello 0,5 per cento nel confronto con il secondo trimestre del 2014. L’aumento corrisponde alle attese della maggior parte degli analisti, ma è più contenuto rispetto a quello registrato nel primo trimestre.
Il dato conferma che l’Italia è uscita dalla recessione. La crescita del pil italiano è leggermente al di sotto della media della zona euro che secondo l’istituto di statistica europeo ha guadagnato lo 0,3 per cento nel secondo trimestre 2015.
La Spagna cresce dell’1 per cento, la Grecia dello 0,8 per cento, la Germania dello 0,4 per cento. Deludente l’economia francese, che nel secondo trimestre non cresce rispetto al primo trimetre. Su base annua, la crescita è stata dell’1 per cento. Lo ha comunicato l’Istituto statistico sulla base delle stime preliminari. Il ministro dell’economia, Michel Sapin ha mantenuto all’1 per cento le sue stime di crescita nel 2015. Il pil tedesco, invece, è cresciuto sotto le aspettative con uno 0,4 per cento, un punto percentuale in meno rispetto alle stime.
“Dalla culla alla tomba”, era il celebre motto del piano Beveridge nell’Inghilterra del dopoguerra, secondo il quale il welfare doveva proteggere le persone dalla nascita alla morte. Quello italiano si è dimenticato di un bel pezzo del percorso, soprattutto dalle parti delle culle: lo confermano i dati Istat sulla povertà relativi al 2014. Leggi
In Italia vivono 60,7 milioni di persone. Secondo i dati dell’Istat aggiornati al 31 dicembre 2014 e diffusi oggi, il numero dei residenti è rimasto praticamente invariato rispetto al 2013. Il saldo complessivo segnala un incremento di appena 12.944 persone e addirittura negativo per le donne, che sono 4.082 in meno rispetto all’anno precedente. L’Italia, dal punto di vista demografico, è pressoché immobile.
Nel 2014 sono nati centomila bambini in meno rispetto al numero delle persone decedute. Un picco che non si toccava dal biennio 1917-1918, vale a dire sul finire della prima guerra mondiale. In generale, ci sono state quasi 12mila nascite in meno rispetto all’anno precedente. Il calo è costante e diffuso anche tra gli stranieri, che pure contribuiscono con quasi il 15 per cento del totale dei neonati: l’anno scorso, sono nati 2.638 bambini in meno rispetto al 2013. Di conseguenza, il paese fotografato dall’Istat appare sempre più vecchio. Non smette di crescere l’età media che è oggi 44,4 anni. Si assestava sui 44,2 nel 2014, sui 44 nel 2013 e sui 43,8 nel 2012.
Di tutti i residenti, cinque milioni hanno la cittadinanza straniera, contro i 4,9 milioni del 2013. Vale a dire che ogni cento persone che abitano in Italia, otto sono arrivate da oltre confine. Vengono da circa 200 paesi, che nel 50 per cento dei casi è un paese europeo. La comunità più rappresentata è quella romena (22,6 per cento) seguita da quella albanese (9,8 per cento).
L’Istat ha calcolato che garantire il reddito di cittadinanza agli italiani bisognosi costerebbe allo stato 14,9 miliardi di euro all’anno. La spesa sarebbe destinata ai 2,7 milioni di famiglie con un reddito inferiore alla soglia di povertà, cioè al 10,6 per cento delle famiglie residenti in Italia. Sono i dati che l’istituto ha presentato alla commissione lavoro del senato che sta esaminando la fattibilità di questa misura. Leggi
Secondo una ricerca dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), il 31,5 per cento delle donne italiane tra i 16 e i 70 anni ha subìto violenza fisica o sessuale nel corso della sua vita. Di queste, il 5,4 per cento (un milione e 157mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro e il tentato stupro. Leggi
Nel primo trimestre del 2015 il prodotto interno lordo italiano è tornato a crescere, con un aumento dello 0,3 per cento rispetto all’ultimo trimestre del 2014. Lo rileva l’Istat, confermando le stime sul dato congiunturale. Si tratta del rialzo maggiore da quattro anni. Nel primo trimestre il pil è salito dello 0,1 per cento su base annua. Lo ha comunicato l’Istat che ha rivisto al rialzo il dato tendenziale precedentemente diffuso che indicava una variazione nulla. È il primo rialzo, in termini tendenziali, dopo 13 trimestri negativi. Askanews
Studiate linguaggio dei software o fisioterapia, se volete avere qualche chance in più. Ma imparate anche a gestire un hotel, i segreti della saldatura elettrica, ad accogliere i turisti e a guidare un trattore. Conferme e sorprese, nella classifica delle 70 professioni “vincenti” fatta dall’Istat. Leggi
Squilli di tromba e rulli di tamburo per il tanto atteso annuncio del giorno: la stima periodica del pil pubblicata dall’Istat. Come ci si aspettava, questa stima ha sancito l’uscita dell’Italia dalla recessione. Ma è proprio vero? Siamo fuori dal tunnel? Leggi
Nel 2015 il prodotto interno lordo italiano aumenterà dello 0,7 per cento in termini reali. Lo prevede l’Istat nel rapporto sulle prospettiva per l’economia italiana dal 2015 al 2017. Nel 2016 il pil crescerà dell’1,2 per cento, mentre nel 2017 dell’1,3 per cento. Leggi
Dopo sette anni di calo, nel 2014 il mercato immobiliare è in ripresa. Le compravendite sono aumentate dell’1,6 per cento rispetto al 2013, secondo i dati registrati dall’Istat. L’aumento riguarda tutte le regioni italiani tranne le isole, dove invece si registra un calo dell’1 per cento. C’è un incremento anche per i mutui, i finanziamenti e le altre obbligazioni con ipoteca, che salgono del 9,2 per cento su base annua.
A Caltanissetta quasi la metà degli studenti non termina il ciclo delle scuole superiori. Ma al meridione appartiene anche la provincia che presenta il tasso di dispersione più basso: Benevento, con il 14 per cento di ragazzi che lasciano la scuola. È quanto emerge dai dati del ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca elaborati nel dossier Dispersione di Tuttoscuola. Leggi
Tra ottobre e dicembre 2014 il prodotto interno lordo dell’Italia è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente. Rispetto al quarto trimestre del 2013, è sceso dello 0,3 per cento. Lo rivelano le stime preliminari dell’Istat. Il dato completo sarà diffuso il 2 marzo. Istat
L’Italia torna in deflazione e tocca livelli minimi: dopo la variazione nulla di dicembre, a gennaio l’indice dei prezzi al consumo diminuisce dello 0,6 per cento rispetto a gennaio 2014, il livello più basso dal settembre 1959 (-1,1 per cento). Su base mensile il calo è dello 0,4 per cento. Lo comunica l’Istat diffondendo le stime preliminari sui prezzi. Istat
Le retribuzioni orarie contrattuali, in Italia, nel 2014 sono cresciute in media dell’1,3 per cento rispetto al 2013. È il minimo storico, la variazione più bassa dal 1982, anno in cui l’Istat ha cominciato a comunicare questi dati. L’indice delle retribuzioni a dicembre non è variato rispetto a novembre ed è aumentato dell’1,1 per cento rispetto allo stesso mese del 2013.
I settori che a dicembre hanno presentato gli incrementi tendenziali maggiori sono: telecomunicazioni (3,5 per cento); gomma, plastica e lavorazioni di minerali non metalliferi (3,3 per cento); tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (2,9 per cento). Si registrano variazioni nulle nel settore del commercio e in tutti i comparti della pubblica amministrazione. Askanews
L’Istat ha pubblicato il rapporto sulle migrazioni internazionali e interne nel 2013, che calcola gli arrivi e le partenze rispetto all’anno precedente.
Nel terzo trimestre del 2014 il pil italiano è calato dello 0,1 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,5 per cento rispetto al terzo trimestre del 2013. Lo ha comunicato l’Istat, che ha rivisto al ribasso la variazione tendenziale del pil rispetto alla stima preliminare diffusa lo scorso 14 novembre.
Rispetto al trimestre precedente, gli investimenti fissi sono scesi dell’1 per cento, mentre le importazioni sono calate dello 0,3 per cento. Le esportazioni, invece, sono aumentate dello 0,2 per cento e la spesa delle famiglie dello 0,1 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,4 per cento rispetto al 2013.
Il pil è negativo dal terzo trimestre del 2011 e l’economia italiana è tornata ai livelli dell’inizio del 2000. Askanews
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