La prima pagina del quotidiano Zaman, il 15 dicembre. Il giorno prima la polizia aveva arrestato a Istanbul Ekrem Dumanlı, il direttore del quotidiano Zaman. Una manifestazione pacifica organizzata da giornalisti e attivisti ha cercato di impedire l’arresto, senza riuscirci. Zaman è un giornale ritenuto vicino alle posizioni di Fethullah Gülen, predicatore islamico e leader dell’opposizione.
La corte suprema del Bangladesh ha confermato la condanna a morte di un leader del partito islamico Jamaat-e-Islami.
A maggio un tribunale speciale per i crimini di guerra aveva riconosciuto Mohammad Kamaruzzaman colpevole di genocidio e tortura durante la guerra d’indipendenza dal Pakistan nel 1971.
Kamaruzzaman, 62 anni, era l’assistente del segretario generale del partito. I suoi sostenitori hanno annunciato uno sciopero nazionale per protestare contro la condanna.
La sentenza della corte suprema arriva il giorno successivo alla condanna a morte per crimini di guerra dell’imprenditore Mir Quasem Ali, un’altra figura chiave di Jamaat-e-Islami.
Il 29 ottobre era stato condannato a morte anche il capo del partito, Motiur Rahman Nizami. Al Jazeera
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