Il tribunale di sorveglianza di Milano ha dichiarato estinta la pena per Silvio Berlusconi all’esito dei dieci mesi e mezzo di affidamento in prova ai servizi sociali, ai quali l’ex presidente del consiglio era stato ammesso un anno fa dopo la condanna definitiva a quattro anni di carcere (tre dei quali coperti da indulto) per il caso Mediaset.
È stata cancellata anche la pena accessoria, cioè l’interdizione dai pubblici uffici per due anni, e quindi Berlusconi tornerà in libertà. Restano invece in vigore gli effetti della legge Severino, la cui applicabilità è contestata dagli avvocati dell’ex presidente del consiglio. Silvio Berlusconi quindi potrà votare, ma resta ineleggibile.
Il processo Mediaset. Il processo Mediaset era nato da un filone del processo All Iberian e riguardava la compravendita di diritti televisivi da parte di Mediaset attraverso società offshore, riconducibili al gruppo di Berlusconi.
Silvio Berlusconi era stato condannato in via definitiva a quattro anni per frode fiscale l’8 maggio 2013. Secondo l’accusa, Mediaset comprava diritti di film girati negli Stati Uniti attraverso società offshore, che a loro volta li cedevano ad altre società gemelle, facendo lievitare il prezzo dei diritti a ogni passaggio. Questo sistema, aggiungeva l’accusa, permetteva alla società di creare e occultare dei fondi neri.
Il 2 febbraio il tribunale di Milano ha deciso di ridurre di 45 giorni, per buona condotta, la pena di Silvio Berlusconi. L’ex premier era stato condannato a quattro anni (di cui tre condonati dall’indulto) per frode fiscale nel processo Mediaset e affidato ai servizi sociali, come pena alternativa al carcere.
Dopo la decisione del tribunale di Milano, il periodo di affidamento in prova ai servizi sociali scadrà l’8 marzo 2015. Berlusconi resta comunque incandidabile fino al novembre del 2019, a causa della legge Severino.
Il caso Mediaset in cinque punti:
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