Più di cento persone sono morte e almeno 150 sono rimaste ferite nell’incendio divampato in una sala in cui si stava celebrando un matrimonio a Qaraqosh, nella provincia di Ninive, nel nord dell’Iraq.
L’agenzia di stampa ufficiale Ina precisa però che il bilancio delle vittime, fornito dalle autorità sanitarie della provincia, è provvisorio.
Nelle ore successive decine di persone hanno raggiunto il cortile dell’ospedale principale di Qaraqosh, una città a maggioranza cristiana a est di Mosul, per donare il sangue.
In un comunicato emesso poco dopo la strage, le autorità locali hanno affermato che nella sala c’erano dei “pannelli prefabbricati altamente infiammabili, in violazione delle norme di sicurezza”.
“L’incendio ha causato il crollo parziale del soffitto a causa dell’uso di materiali da costruzione altamente infiammabili e a basso costo”, si legge nel comunicato. “Le fiamme sarebbero state innescate dai fuochi d’artificio”.
Il primo ministro iracheno Mohammed Shia al Sudani ha invitato i ministri della salute e dell’interno a “mobilitare tutte le risorse disponibili per i soccorsi”.
Il ministero della salute ha affermato che “alcuni camion con aiuti medici” sono partiti per Qaraqosh dalla capitale Baghdad e da altre province.
Come altre città cristiane della piana di Ninive, Qaraqosh e le sue chiese sono state saccheggiate dai jihadisti del gruppo Stato islamico a partire dal 2014.
La città è stata poi lentamente ricostruita dopo la cacciata del gruppo nel 2017.
La violazione delle norme di sicurezza nei settori dell’edilizia e dei trasporti è molto comune in Iraq. Inoltre, molte infrastrutture sono in pessime condizioni a causa dei conflitti degli ultimi decenni.