L’Europa deve investire di più e più rapidamente nella transizione energetica se vuole rimanere una potenza industriale globale, hanno avvertito il 29 settembre l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), la Banca centrale europea (Bce) e la Banca europea per gli investimenti (Bei).
L’appello è stato lanciato in occasione di una conferenza sulla transizione dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili organizzata dalla Iea, dalla Bce e dalla Bei a Parigi.
I partecipanti hanno affermato che gli investitori privati devono fronteggiare molti ostacoli, tra cui l’incertezza politica, i problemi burocratici e i costi più alti dell’energia.
Stati Uniti, Cina, India, Giappone e Corea del Sud stanno invece attuando ambiziosi programmi industriali, hanno avvertito.
La conferenza del 29 settembre ha cercato soprattutto di definire gli strumenti finanziari e politici che potrebbero liberare gli investimenti necessari per accelerare la transizione energetica.
“Nonostante un ampio mercato interno, la presenza di una forza lavoro qualificata e un settore ricerca e sviluppo all’avanguardia, L’Europa non riesce a mettere in atto le sue ambizioni”, ha dichiarato Fatih Birol, direttore esecutivo della Iea.
“I leader politici devono intraprendere azioni coraggiose, e in tempi brevi, se vogliono che l’Europa rimanga una potenza industriale globale”, ha aggiunto.
“Smettere di rimandare”
La presidente della Bce Christine Lagarde ha invitato l’Europa a “smettere di rimandare”.
“Si può essere tentati di ammorbidire i costi della transizione posticipando gli obiettivi climatici, ma è un grave errore”, ha affermato. “Rinviare farà solo aumentare il conto che dovremo pagare”.
Werner Hoyer, presidente della Bei, ha affermato che l’industria “dev’essere pronta ad abbracciare il cambiamento, o resterà indietro”.
“Solo con investimenti consistenti e rapidi nelle tecnologie a zero emissioni l’Europa resterà un luogo dove vale la pena fare affari, l’innovazione prospera, fioriscono nuove idee e si creano ricchezza e posti di lavoro”, ha dichiarato.
Pochi giorni fa la Iea ha invitato i paesi ricchi ad anticipare i loro piani per la neutralità carbonica dal 2050 al 2045 per rispettare l’obiettivo dell’accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi rispetto all’era preindustriale.
La Iea ha anche chiesto alla Cina, il principale inquinatore mondiale, di anticipare il suo piano di neutralità carbonica dal 2060 al 2050.