La più grande fiera del libro del mondo è stata travolta dalle polemiche, dopo che i gruppi editoriali di diversi paesi a maggioranza musulmana si sono ritirati dall’evento, in segno di protesta per il sostegno degli organizzatori a Israele e la decisione di rimandare la premiazione di una scrittrice palestinese da parte di un partner della fiera.
La Fiera del libro di Francoforte comincia il 18 ottobre, mentre in Medio Oriente s’inasprisce il conflitto tra Israele e Hamas, che è ripreso il 7 ottobre dopo che i miliziani palestinesi hanno lanciato un attacco sanguinoso contro Israele.
Gli organizzatori della fiera hanno definito “barbaro” l’attacco e hanno riorganizzato il programma, assicurandosi che le voci israeliane avessero un ruolo di primo piano nell’evento. Tuttavia le organizzazioni di paesi a maggioranza musulmana hanno deciso di ritirarsi.
Tra questi, l’Associazione degli editori indonesiani, secondo cui la decisione degli organizzatori di schierarsi “ha minato gli ideali del dialogo e gli sforzi per costruire una comprensione reciproca”. “Schierarsi con Israele dimenticando le sofferenze del popolo palestinese è come leggere un solo libro per avere la sensazione di capire tutto il mondo”.
L’Indonesia è il paese a maggioranza musulmana più popoloso del mondo e non ha legami diplomatici con Israele. L’associazione editoriale indonesiana avrebbe dovuto partecipare alle attività di promozione della cultura del paese, ma non lo farà. Anche il ministero dell’istruzione della Malesia ha dichiarato di volersi ritirare, citando la “posizione filoisraeliana” degli organizzatori.
Anche la Sharjah book authority negli Emirati Arabi Uniti e la Emirates publishers association non parteciperanno, mentre il quotidiano National, con sede negli Emirati Arabi Uniti, ha riferito che l’Arab publishers association in Egitto si è unita al boicottaggio. Il direttore della fiera Juergen Boos ha dichiarato in una conferenza stampa di essere “molto deluso” che alcuni partecipanti abbiano scelto di non partecipare “a causa della politica”: “È un peccato per noi, per me. Vorrei che le persone fossero qui per discutere, anche su questioni controverse”.
Una scrittrice palestinese
Ci sono state polemiche e proteste anche per la decisione di rinviare la cerimonia di premiazione della scrittrice palestinese Adania Shibli. Doveva ricevere il Liberaturpreis, un premio, per il suo libro Un dettaglio minore, ispirato ad accadimenti reali: uno stupro e un omicidio commessi da soldati israeliani nel 1949.
Ma la cerimonia, organizzata da Litprom, è stata posticipata a data da definire “a causa della guerra cominciata da Hamas”. Litprom ha dichiarato che l’evento si svolgerà successivamente e ha insistito sul fatto che l’assegnazione del premio a Shibli “non è mai stata in discussione”. Tuttavia, in una lettera aperta pubblicata il 15 ottobre, oltre seicento persone – tra cui autori, editori e agenti letterari di alto profilo – hanno condannato la decisione.
Il rinvio del premio equivale a “chiudere lo spazio per una voce palestinese”, si legge nella lettera. Tra le firme quella di Abdulrazak Gurnah e Olga Tokarczuk, entrambi vincitori del premio Nobel per la letteratura. Tra gli altri scrittori che hanno firmato: Pankaj Mishra, William Dalrymple, Colm Toibin e Naomi Klein.
Un portavoce della fiera del libro ha commentato dicendo che Litprom ha deciso di rimandare la cerimonia a un momento in cui sarà possibile “avere uno scambio vero sulla letteratura”. Ironia della sorte, uno degli autori più attesi quest’anno alla fiera sarà Salman Rushdie, che è apparso solo raramente in pubblico dopo l’attacco a colpi di pugnale subìto lo scorso anno. Rushdie, che ha ricevuto minacce di morte da quando il suo romanzo del 1988 I versetti satanici è stato dichiarato blasfemo dalla guida suprema dell’Iran, ha perso la vista da un occhio nell’attentato avvenuto nella piccola città americana di Chautauqua.