Il 18 ottobre l’azienda statunitense di commercio elettronico Amazon ha presentato un nuovo sistema robotico per i suoi magazzini e dei nuovi droni progettati per rendere ultraveloci le consegne.
Già inaugurato in due città statunitensi in Texas e in California, il servizio Prime air, che prevede consegne via drone in meno di un’ora, sarà lanciato in una terza località degli Stati Uniti, oltre che in Italia e nel Regno Unito, entro la fine del 2024.
Per il momento, quindi, l’opzione rimane molto limitata. “Ma è una scommessa che vale la pena tentare”, ha affermato il reponsabile di Prime air, Jason Patrao. “Da sempre i nostri clienti chiedono più velocità. Penso che i droni ci permetteranno di consegnare i pacchi in mezz’ora”.
Anche se i nuovi droni hanno prestazioni migliori in tutte le condizioni atmosferiche, Prime air deve ancora risolvere molti problemi, per esempio come effettuare le consegne in città densamente popolate.
Prima ancora di effettuare le consegne, Amazon si affida ai robot per accelerare la preparazione dei pacchi nei suoi magazzini.
Ora l’azienda di Seattle ha installato un nuovo sistema robotico chiamato Sequoia in uno dei suoi centri logistici in Texas.
Amazon usa già 750mila robot nei suoi magazzini, ma punta a rendere il sistema più efficace.
“Sequoia permette di velocizzare del 75 per cento il processo d’identificazione e sistemazione dei prodotti”, ha affermato l’azienda in un comunicato stampa. “Questo permette di mettere in vendita gli articoli più rapidamente”.
Inoltre, Sequoia riduce fino al 25 per cento il tempo di elaborazione degli ordini.
Perdita di posti di lavoro
“Le vendite nei negozi fisici rappresentano ancora più dell’80 per cento delle vendite al dettaglio totali, proprio perché la transazione è immediata”, spiega Andrew Lipsman, dell’azienda di ricerche di mercato Insider Intelligence. “Amazon punta quindi ad accelerare le consegne per diventare più competitiva”.
“Osserviamo da anni che più si espande il commercio elettronico, più aumenta la quota di mercato di Amazon”, aggiunge.
Amazon insiste sull’armonizzazione dei compiti tra robot ed esseri umani, ma il suo approccio suscita una serie di preoccupazioni per la possibile perdita di posti di lavoro.
“Certo, l’obiettivo è affidare i compiti ripetitivi ai robot”, ha dichiarato Scott Dresser, vicepresidente responsabile dell’attività robotica di Amazon. “Vogliamo anche evitare che i lavoratori debbano trasportare pacchi pesanti o camminare per chilometri. Ma ci sono dei compiti che i robot non saranno mai in grado di svolgere”.
“Negli ultimi dieci anni abbiamo installato centinaia di migliaia di sistemi robotici e creato centinaia di migliaia di posti di lavoro, molti dei quali legati alla manutenzione dei robot”, ha affermato Amazon in un comunicato stampa.
Nonostante il suo dominio nel settore del commercio elettronico, quest’anno Amazon ha dovuto affrontare la concorrenza di rivali cinesi come Temu, che offre un’ampia gamma di prodotti a prezzi stracciati.
Amazon ha quindi tutto l’interesse a rendere sempre più veloci le consegne.
Secondo Sheheryar Kaoosji, direttore del Warehouse worker resource center, un’organizzazione che sostiene i lavoratori dei magazzini, è proprio questo il problema.
Kaoosji riconosce che i robot possono sollevare i lavoratori dalle mansioni più faticose, ma sostiene che “finché Amazon continuerà a perseguire livelli di produttività eccessivi, continuerà ad avere uno dei tassi di incidenti sul lavoro più alti del paese”.
“La logica dell’azienda è usare i lavoratori e buttarli via quando non servono più”, sostiene.