Decine di migliaia di donne islandesi, compresa la prima ministra, stanno scioperando per protestare contro la disuguaglianza di genere e il divario salariale.
L’Islanda è considerata uno dei paesi più avanzati al mondo in termini di uguaglianza di genere ed è stata la nazione più virtuosa secondo il Global gender gap index (indicatore del divario di genere) del World economic forum per quattordici anni consecutivi. Ma in alcuni settori e professioni, sostiene l’ufficio statistico islandese, le donne guadagnano almeno il 20 per cento in meno rispetto ai colleghi uomini.
Inoltre, stando a uno studio dell’università dell’Islanda, il 40 per cento delle donne islandesi subisce violenza sessuale e di genere nel corso della vita. “Stiamo cercando di attirare l’attenzione sul fatto che siamo definiti un paradiso per l’uguaglianza, mentre in realtà ci sono ancora forti disparità di genere e un urgente bisogno di agire”, ha affermato Freyja Steingrímsdóttir, organizzatrice dello sciopero e direttrice delle comunicazioni del sindacato per il pubblico impiego.
Con lo slogan “Questa la chiami uguaglianza?”, il 24 ottobre le donne islandesi e le persone non binarie hanno aderito al primo sciopero di un’intera giornata in 48 anni. Nel 1975 il 90 per cento delle donne islandesi si astenne dal lavoro per protestare contro la disuguaglianza di genere. “I lavori nei settori dominati dalle donne, come i servizi sanitari e l’assistenza all’infanzia, sono ancora sottovalutati e meno pagati”, ha spiegato Steingrímsdóttir alla Reuters. Il primo ministro Katrín Jakobsdóttir ha detto ai mezzi d’informazione islandesi che intende partecipare allo sciopero.