Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rifiutato un cessate il fuoco nella guerra tra Israele e Hamas, entrata il 7 novembre nel suo secondo mese, nonostante i ripetuti appelli per una tregua umanitaria e un bilancio di più di diecimila vittime nella Striscia di Gaza.
Durante la notte i raid aerei israeliani contro il territorio palestinese controllato da Hamas sono continuati senza sosta, causando la morte di più di cento persone, secondo il ministero della salute di Hamas.
Coperte dall’aviazione, le truppe di terra hanno continuato ad avanzare dopo aver circondato la città di Gaza e tagliato in due il territorio, ha affermato l’esercito israeliano.
“Non ci sarà alcun cessate il fuoco senza il rilascio degli ostaggi”, ha dichiarato Netanyahu il 6 novembre in un’intervista all’emittente televisiva statunitense Abc News, quasi un mese dopo l’atttacco senza precedenti di Hamas in territorio israeliano del 7 ottobre.
Secondo le autorità israeliane, l’attacco ha causato la morte di più di 1.400 persone in Israele.
“Piccole pause tattiche di una o due ore ci sono già state”, ha aggiunto Netanyahu, riferendosi a una dichiarazione della Casa Bianca che evocava la possibilità di “pause tattiche” per consentire ai civili di fuggire dai combattimenti e per garantire l’arrivo degli aiuti umanitari.
Netanyahu ha affermato che “Israele assumerà a tempo indeterminato il controllo della sicurezza nella Striscia di Gaza al termine della guerra”. Israele ha ritirato unilateralmente i suoi soldati e coloni dalla Striscia nel 2005, mettendo fine a trentott’anni di occupazione.
“È l’unico modo per impedire il ritorno di Hamas”, ha detto il premier. Israele, gli Stati Uniti e l’Unione europea considerano Hamas un gruppo terroristico.
“Cimitero di bambini”
Intanto, le Nazioni Unite, le ong, i leader arabi e altri governi continuano a chiedere un cessate il fuoco, contrariamente a Washington, che insiste sul diritto d’Israele a difendersi.
Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha chiesto un “immediato cessate il fuoco umanitario”, aggiungendo che la Striscia di Gaza si sta trasformato in un “cimitero di bambini”.
Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di 10.022 persone, tra cui più di quattromila bambini.
Guterres ha ribadito la sua condanna degli “odiosi atti terroristici” compiuti da Hamas il 7 ottobre, criticando il gruppo palestinese anche “per l’uso di civili come scudi umani e per il lancio di razzi verso Israele”.
Al momento i combattimenti più intensi si stanno verificando nella parte nord della Striscia di Gaza, vicino alla città di Gaza, che secondo l’esercito israeliano ospita il centro di comando di Hamas.
“Nelle ultime ventiquattr’ore i soldati hanno assunto il controllo di una roccaforte di Hamas nel nord della Striscia di Gaza, sequestrando razzi, lanciatori anticarro, armi e altro materiale”, ha affermato l’esercito israeliano.
Secondo l’esercito, dal 27 ottobre, quando è cominciata l’offensiva di terra israeliana, almeno trenta soldati sono rimasti uccisi.
569 camion
L’offensiva israeliana sta mettendo a dura prova i 2,4 milioni di abitanti della Striscia di Gaza. L’assedio totale imposto da Israele il 9 ottobre li priva inoltre di cibo, acqua ed elettricità. Il territorio era già sottoposto a un blocco israeliano dal 2007.
Secondo le Nazioni Unite, più di 1,5 milioni di abitanti della Striscia di Gaza sono stati costretti a lasciare le loro case.
Guterres ha affermato che gli aiuti umanitari che arrivano dall’Egitto attraverso il valico di Rafah, l’unico non controllato da Israele, sono del tutto insufficienti. Dal 21 ottobre sono arrivati nel territorio 569 camion.
Il 6 novembre un numero imprecisato di feriti e di persone con doppia nazionalità ha raggiunto l’Egitto. I trasferimenti erano sospesi da due giorni.
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