La corte suprema britannica ha stabilito il 15 novembre che il piano del governo di trasferire in modo forzato in Ruanda i richiedenti asilo che arrivano nel Regno Unito è illegale, infliggendo un duro colpo al primo ministro Rishi Sunak.
I cinque giudici hanno respinto all’unanimità il ricorso presentato dal ministero dell’interno contro una precedente sentenza della corte d’appello di Londra.
Accolta con favore dalle organizzazioni per i diritti umani, “la sentenza è basata su considerazioni giuridiche e non politiche”, ha affermato il presidente della corte Robert Reed.
Poco dopo Sunak ha dichiarato alla camera dei comuni che il governo sta già lavorando a un nuovo accordo con Kigali.
“Forse è arrivato il momento di rimuovere gli ostacoli sul nostro cammino, modificando il quadro giuridico britannico e riconsiderando la nostra adesione ad alcuni trattati internazionali”, ha aggiunto Sunak, in un momento in cui alcuni esponenti della sua maggioranza chiedono il ritiro dalla Corte europea dei diritti umani (Cedu).
La sentenza è una sconfitta per Sunak, che aveva promesso di “fermare i barconi” che attraversano la Manica.
Più di 27mila persone hanno compiuto la traversata dall’inizio dell’anno, dopo le 45mila del 2022.
Volo cancellato all’ultimo momento
Il nuovo ministro dell’interno James Cleverly, che ha appena sostituito Suella Braverman, ha sottolineato che le espulsioni verso il Ruanda sono solo una delle misure previste dal governo per fronteggiare l’arrivo di richiedenti asilo e migranti.
Annunciato un anno e mezzo fa, quando a capo del governo c’era Boris Johnson, il piano per trasferire i migranti in Ruanda non è mai stato attuato.
Nel 2022 un primo volo era stato cancellato all’ultimo momento in seguito a una sentenza della Cedu.
Alla fine di giugno del 2023 la corte d’appello di Londra aveva stabilito che il piano è illegale perché il Ruanda non può essere considerato un “paese sicuro”.
Secondo i giudici della corte d’appello, “c’è un rischio reale che le persone inviate in Ruanda possano essere trasferite nei paesi d’origine, subendo persecuzioni e altri trattamenti disumani”.
Ora la sentenza della corte d’appello è stata confermata dalla corte suprema.
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Le preoccupazioni dell’Unhcr
Una portavoce del governo ruandese ha contestato la sentenza, affermando che “il Ruanda è un paese sicuro per i richiedenti asilo”.
Braverman, destituita il 13 novembre, ha accusato Sunak di non aver messo a punto un “piano B”.
Il leader dell’opposizione laburista Keir Starmer aveva già annunciato che avrebbe revocato il piano in caso di vittoria nelle prossime elezioni.
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha più volte avvertito che il Ruanda non dispone di un “sistema d’asilo affidabile, equo ed efficiente”.
Il 15 novembre l’Unhcr ha ricordato che il Ruanda ha respinto “la totalità delle richieste d’asilo fatte da cittadini di paesi come Siria, Yemen e Afghanistan”.
A luglio il parlamento britannico aveva approvato una legge per vietare ai migranti che arrivano illegalmente nel paese di chiedere asilo politico, indipendentemente dalle ragioni della loro fuga dal paese d’origine.
Le Nazioni Unite avevano reagito definendo la legge “contraria al diritto internazionale”.