La sera del 17 dicembre il presidente serbo Aleksandar Vučić ha rivendicato la vittoria della sua formazione, il Partito progressista serbo (Sns, destra nazionalista), nelle elezioni legislative anticipate, con almeno 127 seggi sui 250 dell’assemblea nazionale.
“Stavolta avremo la maggioranza assoluta”, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa, basandosi sui risultati parziali dopo lo scrutinio del 76 per cento delle schede. Nelle elezioni precedenti l’Sns aveva ottenuto 120 seggi.
Onnipresente nei mezzi d’informazione, Vučić ha cercato di rendere le elezioni un referendum sul suo operato.
I risultati ufficiali non saranno però comunicati prima della sera del 18 dicembre, ha ricordato l’alleanza d’opposizione La Serbia contro la violenza (Spn), che avrebbe ottenuto il 23,5 per cento dei voti.
L’alleanza, che si è formata sull’onda delle grandi manifestazioni della primavera scorsa contro la diffusione delle armi, dopo che diciannove persone erano rimaste uccise in due sparatorie di massa nel giro di pochi giorni, ha denunciato gravi irregolarità sia durante la campagna elettorale sia durante le operazioni di voto.
Elettori fantasma
La mattina del 17 dicembre Radomir Lazović, un esponente dell’Spn, ha definito le elezioni “le meno trasparenti nella storia della Serbia”, denunciando compravendite di voti ed elettori fantasma.
La premier Ana Brnabić ha respinto le accuse in una conferenza stampa tenuta in serata, accusando l’opposizione di seminare il caos.
Nelle ultime legislative, che si erano svolte nell’aprile 2022 insieme alle presidenziali, l’Sns aveva conquistato 120 seggi e Vučić era stato confermato per un secondo mandato.
Dopo le sparatorie di maggio l’opposizione aveva chiesto nuove elezioni, che Vučić ha indetto all’inizio di novembre, pensando in questo modo di poter rafforzare il suo potere.
In campagna elettorale l’opposizione ha promesso riforme economiche e misure contro l’inflazione, che in primavera ha raggiunto il 15 per cento, prima di assestarsi intorno all’8 per cento.
Vučić ha invece promesso di far arrivare nei prossimi anni il salario medio a 1.400 euro e le pensioni a 650 euro.
A settembre il salario medio in Serbia era di 560 euro.
La campagna elettorale ha segnato anche il ritorno alla politica attiva dell’ultranazionalista Vojislav Šešelj, un alleato di Vučić, condannato nel 2018 per crimini contro l’umanità dalla giustizia internazionale.
Le elezioni del 17 dicembre sono state monitorate da più di 5.500 osservatori serbi e internazionali. Il pomeriggio del 18 dicembre è prevista la conferenza stampa degli osservatori internazionali.