Il 9 gennaio il parlamento sudcoreano ha approvato una legge che vieterà, entro tre anni, la vendita della carne di cane. Una decisione storica in un paese che ha ancora molti allevamenti di cani, contestati dagli animalisti.
Il parlamento ha approvato il testo con 208 voti a favore e nessuno contrario, oltre a due astensioni. Entrerà in vigore entro tre anni dalla promulgazione del presidente Yoon Suk-yeol.
L’allevamento, la vendita e la macellazione dei cani per il consumo alimentare saranno puniti con pene detentive fino a tre anni e multe fino a trenta milioni di won (circa ventunomila euro).
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Il consumo di carne di cane ha una lunga tradizione in Corea del Sud, ma si è ridotto drasticamente negli ultimi anni, mentre sempre più sudcoreani adottano i cani come animali domestici.
In un sondaggio pubblicato l’8 ottobre dal gruppo di esperti Animal welfare awareness, research and education, che ha sede a Seoul, il 90 per cento degli intervistati ha detto di non prevedere di mangiare carne di cane in futuro.
L’attivista JungAh Chae, direttrice esecutiva della sezione sudcoreana della Humane society international, ha definito il voto “storico”.
“La stragrande maggioranza dei sudcoreani rifiuta il consumo di carne di cane e vuole che le sofferenze dei cani siano relegate nei libri di storia”, ha dichiarato. “Ma ho il cuore spezzato per i milioni di cani per i quali il cambiamento arriva troppo tardi”.
Indennizzi per gli allevatori
Il divieto di vendita di carne di cane è stato favorito dall’elezione nel 2022 del presidente Yoon. Amante degli animali, insieme alla moglie Kim Keon-hee ha adottato diversi cani e gatti randagi.
I tentativi fatti in passato di vietare la vendita si erano scontrati con la feroce opposizione degli allevatori.
La legge approvata il 9 gennaio prevede indennizzi per gli allevatori costretti a chiudere le loro attività.
Secondo i dati ufficiali, nel paese rimangono circa 1.100 allevamenti di cani.
La carne di cane è ancora servita in molti ristoranti del paese.
La Corea del Sud ha una legge sulla protezione degli animali, che però si limita a vietare pratiche di macellazione crudeli di cani e gatti, senza vietarne il consumo.