Il 31 gennaio un giudice messicano ha sospeso nuovamente le corride nella capitale Città del Messico, appena tre giorni dopo la loro ripresa. È solo l’ultima tappa di una battaglia legale che dura da quasi due anni.
Decine di migliaia di appassionati hanno assistito il 28 gennaio al ritorno della corrida nell’arena della capitale, la più grande del mondo con i suoi 42mila posti a sedere.
A dicembre la corte suprema aveva annullato una prima decisione di un tribunale, che nel giugno 2022 aveva vietato i combattimenti con i tori.
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Il 31 gennaio un giudice ha nuovamente sospeso le corride a Città del Messico, accogliendo il ricorso di un’associazione animalista. La sospensione resterà in vigore almeno fino al 7 febbraio, quando si terrà un’udienza per prendere una decisione nel merito.
L’azienda che gestisce Plaza México, l’arena della capitale, ha reagito presentando una denuncia alla giustizia federale, sostenendo che la sospensione ignori la sentenza della corte suprema.
“Una decisione dev’essere presa entro il 2 febbraio”, ha aggiunto la società, che il 4 febbraio ha in programma la seconda corrida della stagione.
La sentenza del 31 gennaio invita inoltre le autorità a non concedere autorizzazioni per il resto della stagione. Prima della sospensione erano previste esibizioni di stelle della corrida come il francese Sebastián Castella e gli spagnoli Pablo Hermoso de Mendoza e Andy Cartagena.
Colombia ed Ecuador
Il 28 gennaio centinaia di persone si sono riunite davanti all’arena di Città del Messico per partecipare a una manifestazione contro il ritorno delle corride.
Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, contrario a queste manifestazioni, ha proposto d’indire un referendum sulla questione nella capitale.
Quattro dei trentadue stati del Messico hanno vietato le corride. Anche altri paesi latinoamericani stanno pensando di farlo. La Colombia e l’Ecuador, dove le corride sono legali, hanno vietato l’uccisione dei tori.