La marea nera che ha raggiunto le coste di Trinidad e Tobago dopo il naufragio di una nave non identificata è ancora fuori controllo, ha avvertito l’11 febbraio il primo ministro Keith Rowley.
“Al momento non è possibile effettuare le operazioni di bonifica”, ha affermato Rowley davanti alla stampa dopo aver proclamato lo stato d’emergenza.
I sommozzatori non sono ancora riusciti a tamponare la perdita di idrocarburi dall’imbarcazione, che è lunga circa cento metri, mentre l’Agenzia per la gestione dei disastri (Tema) ha riferito che sulla misteriosa nave, chiamata Gulfstream, non ci sono segni di vita.
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Ogni giovedì le notizie più importanti sulla crisi climatica e ambientale. A cura di Gabriele Crescente.
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Circa quindici chilometri di costa sono stati contaminati a Tobago, una delle due isole di questo stato insulare caraibico, che ha circa 1,4 milioni di abitanti.
Dal 7 febbraio centinaia di volontari sono impegnati a contenere la marea nera, finora senza successo. Oltre a danneggiare l’ecosistema locale, la perdita di idrocarburi minaccia anche il turismo.
Trinidad e Tobago si sta infatti preparando ad accogliere migliaia di turisti per il carnevale. Molti alberghi e villaggi turistici si trovano nella zona del disastro.
Il governo ha sistemato delle barriere galleggianti in mare per consentire alle imbarcazioni di raggiungere il porto di Scarborough, la città principale di Tobago.
L’ipotesi del traffico di esseri umani
Le autorità non hanno ancora identificato la nave Gulfstream, di cui non si conosce la nazionalità. Il giorno del naufragio non sono arrivate richieste di soccorso e non ci sono tracce dell’equipaggio.
“Non sappiamo niente della nave, chi sia il proprietario, da dove provenga e cosa ci sia dentro”, ha dichiarato Rowley, senza escludere la possibilità che fosse usata per il traffico di esseri umani.
“Non sappiamo neanche se si tratta di una nave da carico, di una petroliera o di una chiatta, perché solo la chiglia è visibile”, ha aggiunto.