Il 15 febbraio la giustizia norvegese ha respinto un ricorso presentato dal neonazista Anders Behring Breivik, che nel 2011 uccise 77 persone in un duplice attentato terroristico, contro la sua detenzione in isolamento.
Breivik, 45 anni, detenuto nella sezione di massima sicurezza della prigione di Ringerike, aveva presentato il ricorso sostenendo che l’isolamento a cui è sottoposto da undici anni e mezzo violi l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani (Cedu), che vieta i trattamenti disumani e degradanti.
Nel corso del procedimento, che si è svolto a gennaio ed è durato cinque giorni, Breivik ha affermato di essere dipendente dagli antidepressivi e di avere propositi suicidi.
Lo stato ha invece giustificato l’isolamento di Breivik con la sua pericolosità e la necessità di proteggerlo dagli altri detenuti.
Tre pappagalli
“Breivik gode di buone condizioni di detenzione e di una relativa libertà”, ha stabilito la giudice Birgitte Kolrud, del tribunale di Oslo.
“Ritengo improbabile che possano esserci cambiamenti significativi nel suo profilo di rischio, almeno nel breve termine”, ha aggiunto.
Secondo l’agenzia di stampa norvegese Ntb, Breivik dispone di più stanze su due piani, tra cui una cucina, una sala tv con console per videogiochi e una palestra attrezzata.
Gli è stato anche concesso di tenere una gabbia con tre pappagalli.
Prima dell’annuncio della sentenza, Øystein Storrvik, l’avvocato di Breivik, aveva dichiarato all’Afp che in caso di sconfitta in primo grado avrebbe presentato ricorso in appello.
Nel 2016 Breivik aveva già fatto causa allo stato per la sua detenzione in isolamento, ottenendo a sorpresa un parziale successo in primo grado prima di essere sconfitto in appello. Un ulteriore ricorso era stato poi dichiarato irricevibile dalla Cedu nel 2018.
Il 22 luglio 2011 Breivik fece esplodere una bomba vicino alla sede del governo a Oslo, uccidendo otto persone, e poi raggiunse l’isola di Utøya, dov’era in corso un campo estivo dei giovani laburisti, assassinando a colpi di arma da fuoco altre 69 persone, in maggioranza adolescenti.
Nel 2012 fu condannato alla pena massima di ventun anni di prigione, con la possibilità di un prolungamento.