Il 15 febbraio il consiglio costituzionale del Senegal ha bocciato il rinvio delle elezioni presidenziali dal 25 febbraio al 15 dicembre. La decisione arriva in un momento in cui il paese, un tempo considerato un modello di stabilità in Africa, sta affrontando una delle crisi politiche più gravi degli ultimi decenni.
Il 3 febbraio il presidente Macky Sall aveva deciso di rinviare le elezioni, previste il 25 febbraio, e il parlamento le aveva poi fissate per il 15 dicembre.
La decisione del consiglio costituzionale apre una fase di grande incertezza, con l’opposizione che ha annunciato nuove manifestazioni di protesta il 16 e il 17 febbraio.
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La settimana scorsa Sall aveva fatto sapere che avrebbe valutato un’eventuale bocciatura del rinvio delle presidenziali da parte del consiglio costituzionale.
I giudici hanno comunque preso atto dell’impossibilità di organizzare le presidenziali nella data inizialmente prevista del 25 febbraio, a causa del ritardo accumulato, e hanno invitato le autorità a indirle “al più presto”.
Nel testo della loro decisione hanno ribadito il principio dell’intangibilità del mandato presidenziale di cinque anni. Il mandato di Sall termina ufficialmente il 2 aprile. Eletto nel 2012 e confermato nel 2019, il presidente ha escluso la sua candidatura a un terzo mandato.
Sall ha giustificato la sua decisione di rinviare le presidenziali con la disputa in corso tra l’assemblea nazionale e il consiglio costituzionale, che ha il compito di redigere la lista finale dei candidati, riguardo un presunto caso di corruzione dei giudici.
Karim Wade, figlio dell’ex presidente Abdoulaye Wade, aveva messo in dubbio l’integrità di due componenti del consiglio dopo che la sua candidatura era stata bocciata. A quel punto l’assemblea nazionale aveva istituito una commissione d’inchiesta per indagare sulle modalità con cui erano state convalidate le candidature.
Sall ha riaffermato l’importanza di organizzare elezioni trasparenti per evitare nuove esplosioni di violenza dopo quelle a cui il paese ha assistito nel 2021 e nel 2023.
Le proteste contro il rinvio delle presidenziali sono state represse con violenza dalle forze di sicurezza, che hanno usato i gas lacrimogeni. Tre persone sono rimaste uccise e decine sono state arrestate.
Tra i manifestanti ci sono anche i sostenitori dell’oppositore Ousmane Sonko, che si trova attualmente in prigione.
Dopo l’annuncio del rinvio, l’opposizione ha denunciato un “colpo di stato costituzionale”. Sostiene che si tratti di una manovra per mantenere Sall al potere, tenuto conto anche della possibilità che il candidato governativo, l’attuale premier Amadou Ba, potesse essere sconfitto perché non molto popolare.