Più di seimila medici specializzandi si sono dimessi e 1.600 sono entrati in sciopero per protestare contro una riforma del sistema di formazione, causando serie difficoltà al sistema sanitario sudcoreano.
Il 20 febbraio molti ospedali hanno dovuto respingere i pazienti e rinviare gli interventi chirurgici in seguito all’adesione alla protesta di quasi il 50 per cento degli specializzandi del paese.
Il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha affermato che “il governo non rinuncerà a una riforma necessaria per prendersi cura di una popolazione che sta invecchiando rapidamente” e ha invitato gli specializzandi “a non prendere in ostaggio la vita e la salute dei cittadini”.
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La riforma prevede di aumentare del 65 per cento il numero degli studenti ammessi alle facoltà di medicina, cioè duemila in più all’anno a partire dal 2025.
Park Min-soo, un alto funzionario del ministero della salute, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa che le proteste hanno già causato forti disagi nei servizi sanitari e la cancellazione di interventi chirurgici.
“Il governo sta cercando di garantire i servizi essenziali e il trattamento dei casi più gravi”, ha aggiunto.
La Corea del Sud ha uno dei tassi più bassi di medici pro capite tra i paesi ricchi.
Stipendi e status sociale
I medici sostengono però che un aumento degli iscritti alle facoltà di medicina comprometterebbe la qualità del sistema sanitario.
L’Associazione medica coreana ha affermato che la riforma creerebbe un “sistema medico socialista di stampo cubano”.
Secondo i sostenitori della riforma, la preoccupazione principale dei medici è in realtà una riduzione dei loro stipendi e del loro status sociale.
Secondo un sondaggio recente, più del 75 per cento della popolazione, stanco delle lunghe attese negli ospedali, è favorevole alla riforma.