Il 28 febbraio decine di migliaia di persone hanno partecipato alle manifestazioni in Grecia per commemorare il più grave disastro ferroviario nella storia del paese, avvenuto esattamente un anno fa, e chiedere giustizia per le 57 vittime.
Secondo la polizia, ventimila persone hanno manifestato nella capitale Atene e diecimila a Salonicco, mentre più di mille persone, tra cui molti familiari delle vittime, si sono riunite sul luogo dell’incidente nella valle di Tempe, nel centro del paese.
Inoltre, il sindacato del settore pubblico Adedy ha indetto uno sciopero di ventiquattr’ore che ha paralizzato il paese, fermando treni, metropolitane, taxi e traghetti.
Poco prima della mezzanotte del 28 febbraio 2023 un treno passeggeri che viaggiava da Atene a Salonicco si è scontrato frontalmente con un treno merci, 350 chilometri a nord della capitale.
I due treni avevano viaggiato sullo stesso binario per diciannove minuti, senza che si attivassero i sistemi d’allarme.
“Fallimento collettivo”
“Un anno dopo i responsabili della strage non sono stati puniti”, ha affermato l’Adedy.
Il primo ministro Kyriakos Mītsotakīs ha parlato il 28 febbraio di “trauma nazionale” e ha attribuito l’incidente a un “fallimento collettivo”.
“Un errore umano si è aggiunto a gravi negligenze da parte dello stato”, ha dichiarato in un comunicato.
Arrestato la sera stessa dell’incidente, il direttore della stazione di Larissa aveva ammesso le sue colpe. Ma i mezzi d’informazione avevano subito puntato il dito sui ritardi nell’ammodernamento della rete ferroviaria e sulla mancata adozione di sistemi automatici di sicurezza e gestione del traffico.
Da allora trentaquattro dipendenti delle ferrovie sono stati perseguiti. Di questi, due sono stati messi in detenzione preventiva per omicidio colposo.
In un’intervista concessa all’Afp, Maria Karystianou, che nell’incidente ha perso una figlia di 19 anni, ha detto di non avere “alcuna fiducia” nel sistema giudiziario greco e di voler portare il caso alla Corte europea dei diritti umani (Cedu).