L’imprenditore Elon Musk ha annunciato l’11 marzo che in settimana la sua start-up xAi renderà open source Grok, il suo modello d’intelligenza artificiale generativa.
Questa decisione è stata interpretata da molti commentatori come un attacco a OpenAi, la start-up di cui è stato cofondatore prima di lasciarla nel 2018.
All’inizio di marzo Musk aveva citato in giudizio OpenAi per violazione dei termini del suo accordo di fondazione, che prevedeva lo sviluppo di modelli d’intelligenza artificiale (ia) senza scopi di lucro.
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Cosa succede nel mondo dell’intelligenza artificiale. Ogni venerdì, a cura di Alberto Puliafito.
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Gli avvocati di Musk sostengono che OpenAi abbia violato il suo statuto rifiutando di pubblicare il codice di programmazione del suo ultimo modello linguistico, Gpt-4, in grado di generare contenuti su richiesta.
Secondo OpenAi, le iniziative legali di Musk e la sua difesa dell’open source sono invece frutto del risentimento legato alla sua uscita dall’azienda.
“Musk vuole appropriarsi dei successi ottenuti da OpenAi”, ha affermato l’azienda in un documento giudiziario. “Dice di agire per conto dell’umanità, ma in realtà sta perseguendo i suoi interessi commerciali”.
Musk ha fondato xAi nel luglio scorso, dopo aver reclutato informatici passati da OpenAi, Google, Microsoft e Tesla.
La start-up ha poi presentato il suo chatbot Grok a novembre. Una delle caratteristiche di Grok è la capacità di condire le sue risposte con un po’ di umorismo.
Oltre alla start-up di Musk, altri protagonisti dell’ia generativa hanno garantito il libero accesso ai codici dei loro modelli.
È il caso di Meta con il suo modello linguistico Llama 2, di Google con Gemma e della start-up francese Mistral Ai.