Due aziende cinesi hanno temporaneamente sospeso i lavori di costruzione di due grandi dighe idroelettriche nel nord del Pakistan dopo che il 26 marzo cinque ingegneri cinesi sono morti in un attentato suicida, ha affermato il 29 marzo un funzionario provinciale pachistano.
Le aziende hanno chiesto alle autorità pachistane di rafforzare le misure di sicurezza prima di riprendere l’attività nei due siti, dove lavorano circa 1.250 cittadini cinesi.
“La costruzione delle dighe di Dasu e Diamer Bhasha è sospesa dal 27 marzo”, ha dichiarato all’Afp un funzionario della provincia di Khyber Pakhtunkhwa.
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Cinque ingegneri cinesi che lavoravano alla costruzione della diga di Dasu, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, sono rimasti uccisi il 26 marzo insieme al loro autista pachistano in un attentato suicida avvenuto su una strada di montagna.
Negli ultimi anni Pechino ha investito miliardi di dollari in Pakistan, il suo più stretto alleato nella regione. Ma non sempre il governo pachistano è riuscito a garantire la sicurezza del personale cinese.
La costruzione della diga di Dasu è stata affidata all’azienda cinese Gezhouba, mentre quella della diga di Diamer Bhasha, che si trova a cavallo tra la provincia di Khyber Pakhtunkhwa e la regione di Gilgit-Baltistan, è stata affidata alla Power China.
Pechino non ha confermato la sospensione dei lavori di costruzione delle due dighe, ma negli ultimi giorni ha più volte chiesto a Islamabad di fare di più per garantire la sicurezza dei suoi cittadini.
Nessuna rivendicazione
Il 27 marzo il governo pachistano ha affermato di aver rafforzato la sicurezza dei lavoratori cinesi impiegati in circa venti progetti infrastrutturali nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa.
Il ministro dell’informazione pachistano Attaullah Tarar ha dichiarato che le attuali procedure di sicurezza saranno riesaminate per “identificare e correggere eventuali vulnerabilità”.
L’attentato del 26 marzo non è stato rivendicato. Il gruppo Tehreek-i-taliban Pakistan (Ttp, i taliban pachistani), molto attivo nella regione, ha negato il suo coinvolgimento.
Pechino ha condannato “l’attentato terroristico” e chiesto al Pakistan di “individuare al più presto i responsabili e consegnarli alla giustizia”.
In passato gli interessi cinesi sono stati presi di mira soprattutto nella provincia sudoccidentale del Belucistan, ricca di idrocarburi e minerali.