Il 2 aprile Bassirou Diomaye Faye, panafricanista di sinistra, si è insediato come presidente e poche ore dopo ha nominato primo ministro Ousmane Sonko, figura cardine della sua vittoria elettorale.
“Ringrazio il presidente per la fiducia”, ha dichiarato Sonko all’emittente pubblica Rts. Sonko, 49 anni, aveva proposto la candidatura di Diomaye Faye dopo che la sua era stata invalidata.
Poche ore prima Faye, 44 anni, aveva prestato giuramento davanti a centinaia di funzionari senegalesi e ad alcuni capi di stato africani presso il Centro delle esposizioni di Diamniadio, una cittadina di nuova costruzione vicino alla capitale Dakar.
Poi aveva fatto ritorno al palazzo presidenziale, dove il suo predecessore Macky Sall gli aveva simbolicamente consegnato la chiave della sede della presidenza.
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Diomaye Faye è così diventato, a meno di tre settimane dalla sua scarcerazione, il più giovane presidente del Senegal dall’indipendenza nel 1960.
La sua elezione mette fine a tre anni di tensioni politiche che hanno causato decine di vittime.
In un breve discorso, si è detto consapevole del fatto che la sua netta vittoria nelle presidenziali del 24 marzo è dovuta a una “profonda volontà di cambiamento”.
Il nuovo presidente, che ha fatto silenziosamente carriera all’ombra di Sonko, ha indicato come priorità la riduzione del costo della vita, il contrasto della disoccupazione, la lotta alla corruzione e la riconciliazione nazionale.
Nel suo programma c’è anche l’abbandono del franco Cfa e la rinegoziazione dei contratti con le aziende straniere per lo sfruttamento del petrolio e del gas, oltre che degli accordi minerari e sulla pesca.
Diomaye Faye si è anche espresso a favore del ritorno di Burkina Faso, Mali e Niger, paesi governati da giunte militari che hanno rotto con la Francia per avvicinarsi alla Russia, nella Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Cédéao/Ecowas).
Musulmano praticante, Diomaye Faye è sposato con due donne, entrambe presenti al suo insediamento, e ha quattro figli.