Gli elettori indiani hanno cominciato a votare il 19 aprile per elezioni legislative in cui il primo ministro nazionalista Narendra Modi è il grande favorito.
Modi ha invitato gli elettori che partecipano alla prima di sette fasi dello scrutinio a “esercitare il loro diritto di voto in massa, soprattutto i giovani e coloro che votano per la prima volta”.
Il partito del Congress, la principale formazione d’opposizione, ha ricordato agli elettori sul social network X che il loro voto “può mettere fine all’inflazione, alla disoccupazione, all’odio e all’ingiustizia”.
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Un totale di 968 milioni di indiani sono chiamati a eleggere i 543 membri della Lok Sabha, la camera bassa del parlamento.
Le elezioni si svolgeranno in sette fasi, fino al 1 giugno. I risultati dovrebbero essere annunciati il 4 giugno.
Modi, 73 anni, al governo dal 2014, è ancora molto popolare nel paese. Secondo un sondaggio realizzato dal Pew Research Center nel 2023, quasi l’80 per cento degli indiani dà un giudizio positivo del suo operato.
Negli ultimi dieci anni l’India ha avuto un forte sviluppo economico e aumentato il suo peso internazionale.
Sotto la guida di Modi il partito nazionalista indù Bharatiya janata party (Bjp) ha ottenuto due vittorie schiaccianti nel 2014 e nel 2019.
Quest’anno Modi ha inaugurato ad Ayodhya, nello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh, un grande tempio dedicato al dio Rama dove in precedenza c’era una moschea la cui distruzione aveva scatenato un’ondata di violenze religiose.
I principali analisti politici non hanno dubbi sulla sua vittoria, di fronte a un’alleanza d’opposizione che non ha ancora nominato un candidato alla carica di primo ministro.
L’opposizione è stata anche indebolita da una serie di inchieste. I conti bancari del partito del Congress sono congelati da febbraio a causa di un contenzioso con il fisco.
“Non abbiamo i soldi per fare campagna elettorale”, ha affermato a marzo il leader del Congress Rahul Gandhi.
Nel 2023 Gandhi, 53 anni, era stato brevemente sospeso dal parlamento dopo essere stato riconosciuto colpevole di diffamazione. Un altro leader dell’opposizione, Arvind Kejriwal, ministro capo del territorio di New Delhi, si trova attualmente in prigione.
L’opposizione accusa però il governo di usare il sistema giudiziario per colpire i suoi leader.
“L’era di Modi è stata caratterizzata da una repressione che ha minato profondamente la democrazia indiana e lo spazio civico”, ha denunciato il 17 aprile l’organizzazione per i diritti umani Civicus.