Il 7 maggio il parlamento scozzese ha eletto primo ministro (first minister) John Swinney, il nuovo leader dello Scottish national party (Snp, indipendentista). Swinney, che prende il posto di Humza Yousaf, avrà il compito di rilanciare il partito, che da qualche tempo sta perdendo consensi.
Alleato dell’ex premier Nicola Sturgeon, di cui è stato vicepremier dal 2014 al 2023, Swinney, 60 anni, è diventato così il terzo capo del governo scozzese in poco più di un anno.
Yousaf, 39 anni, era stato costretto a dimettersi la settimana scorsa a causa delle tensioni con i Verdi, che facevano parte della coalizione di governo. Questi ultimi si sono astenuti nel voto in parlamento del 7 maggio.
Swinney ha ottenuto 64 voti sui 129 del parlamento, dove l’Snp dispone di 63 seggi e non ha quindi la maggioranza assoluta.
Dopo la votazione Swinney ha promesso che sarà “il first minister di tutti gli scozzesi”.
Il primo ministro britannico Rishi Sunak, convintamente contrario all’indipendenza della Scozia, ha espresso sul social network X la sua volontà di collaborare con Swinney su “questioni reali che interessano le famiglie”, citando il lavoro, lo sviluppo economico e i servizi pubblici.
Il parlamento scozzese ha varie competenze, tra cui la sanità e l’istruzione, mentre gli affari esteri e la difesa sono affidati a Londra.
Priorità all’economia
Secondo i principali commentatori, Swinney avrà un compito difficile. Da qualche tempo l’Snp sta perdendo consensi a vantaggio del Partito laburista, anche a causa di un’inchiesta sulle sue finanze che ha visto l’ex amministratore del partito e marito di Sturgeon, Peter Murrell, incriminato per appropriazione indebita.
Il nuovo capo del governo scozzese ha promesso di dare la priorità “allo sviluppo economico, alla creazione di posti di lavoro e alla lotta all’inflazione, oltre che alla sanità, all’istruzione e alla crisi climatica”.
“Prima di riaprire il dossier dell’indipendenza della Scozia dobbiamo convincere un numero maggiore di cittadini”, aveva affermato al momento dell’annuncio della sua candidatura.
La battaglia indipendentista è temporaneamente bloccata da quando, alla fine del 2022, la corte suprema ha stabilito che solo il governo britannico può autorizzare un nuovo referendum sulla separazione della Scozia dal Regno Unito.
Nel referendum del 2014, che si era svolto prima della Brexit, il no aveva prevalso con il 55 per cento dei voti.