Il 23 maggio l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito una giornata internazionale di commemorazione del genocidio di Srebrenica, in Bosnia Erzegovina, nonostante le proteste della Serbia e del leader serbobosniaco Milorad Dodik.
“La votazione all’assemblea generale dimostra che non siamo soli nella nostra missione di preservare la verità”, ha dichiarato all’Afp Almasa Salihović, portavoce del Memoriale di Srebrenica.
La risoluzione, messa a punto dalla Germania e dal Ruanda, paesi protagonisti di altri genocidi del novecento, ha ricevuto 84 voti a favore, 19 contrari e 68 astensioni.
“Favorirà la riconciliazione”, ha affermato l’ambasciatrice tedesca Antje Leendertse.
L’11 luglio 1995, pochi mesi prima della fine del conflitto intercomunitario in Bosnia che durava da tre anni, le forze serbobosniache agli ordini del generale Ratko Mladić conquistarono Srebrenica. Nei giorni successivi circa ottomila uomini e ragazzi musulmani furono uccisi.
Il massacro, il più grave compiuto in Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale, è stato classificato come genocidio dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (Tpij) e dalla Corte internazionale di giustizia (Cig).
“Non c’è stato alcun genocidio”, ha affermato il 23 maggio Milorad Dodik, presidente della Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina, una delle due entità che compongono il paese. “Non accetteremo mai questa risoluzione e non commemoreremo la data dell’11 luglio”.
Il presidente serbo Aleksandar Vučić è andato a New York di persona per denunciare una risoluzione “altamente politica”.
“Aprirà vecchie ferite e scatenerà il caos, non solo nei Balcani, ma anche qui alle Nazioni Unite”, ha dichiarato.
Anche la Russia, che nel 2015 aveva messo il veto a una risoluzione del Consiglio di sicurezza che condannava il genocidio di Srebrenica, ha parlato di “triste capitolo nella storia delle Nazioni Unite”.
“L’approvazione della risoluzione è tanto più importante se si considerano i tentativi di negare la realtà storica e i discorsi d’odio di alcuni leader politici della regione”, ha affermato Volker Türk, l’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Mentre i paesi dell’ex Jugoslavia, con l’eccezione della Serbia, hanno votato a favore, molti stati dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina si sono astenuti. Nell’Unione europea solo l’Ungheria ha votato contro, mentre altri paesi si sono astenuti.