Il primo ministro indiano Narendra Modi ha vinto le elezioni legislative, ma con una maggioranza ridotta, secondo i risultati parziali con il 95 per cento delle schede scrutinate.
I principali analisti politici e gli exit poll avevano previsto una vittoria più ampia per Modi e il suo partito, il Bharatiya janata party (Bjp, destra).
Ma per la prima volta da un decennio il Bjp non ha i numeri per governare da solo e avrà quindi bisogno del sostegno delle formazioni alleate.
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Il partito del Congress, la principale formazione d’opposizione, ha invece quasi raddoppiato i suoi seggi in parlamento.
“Gli elettori hanno punito il Bjp”, ha affermato Rahul Gandhi, leader del partito del Congress.
Modi, 73 anni, ancora molto popolare nel paese, ha invece rivendicato la sua terza vittoria elettorale consecutiva.
“Il popolo ha rinnovato la sua fiducia all’Alleanza nazionale democratica (Nda)”, ha affermato sul social network X, riferendosi al nome della coalizione di governo. “È un giorno storico per l’India”.
Secondo i risultati parziali annunciati dalla commissione elettorale, il Bjp e i suoi alleati hanno ottenuto almeno 292 seggi. Per avere la maggioranza alla camera bassa del parlamento, la Lok sabha, ne bastano 272.
Il Bjp ha ottenuto il 36,8 per cento dei voti e 240 seggi, contro i 303 seggi del 2019. Il partito del Congress è invece passato da 52 a 98 seggi.
Le elezioni si sono svolte in sette fasi nell’arco di sei settimane.
In campagna elettorale l’opposizione aveva accusato il governo di usare il sistema giudiziario per scopi politici, riferendosi agli arresti di alcuni politici di primo piano.
Anche la fondazione statunitense Freedom house ha affermato che “sempre più spesso il Bjp usa le istituzioni per colpire gli oppositori politici”.
L’opposizione e le organizzazioni per i diritti umani hanno anche accusato Modi di favorire gli indù a scapito delle minoranze, tra cui 210 milioni di musulmani.