I corpi di quarantacinque lavoratori indiani morti in settimana nell’incendio di un edificio in Kuwait sono stati rimpatriati il 14 giugno con un volo militare e accolti dai familiari in lutto.
Un velivolo dell’aeronautica militare indiana è atterrato poco prima delle 11 all’aeroporto di Kochi, nello stato meridionale del Kerala, ha riferito un giornalista dell’Afp presente sul posto.
Cinquanta persone, tra cui quarantacinque indiani, sono morte nel rogo divampato all’alba del 12 giugno in un edificio del sobborgo di Mangaf, a sud della capitale Al Kuwait, che ospitava lavoratori provenienti dall’Asia meridionale e sudorientale.
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Si è trattato di uno dei peggiori incendi nella storia Kuwait, un emirato ricco di petrolio con una popolazione composta in maggioranza da stranieri, impiegati principalmente nel settore delle costruzioni e in quello dei servizi.
Non si conoscono ancora le cause del rogo, ma un kuwaitiano e due stranieri sono stati arrestati “per sospetto omicidio colposo legato al mancato rispetto delle norme antincendio”, ha affermato il 13 giugno il procuratore generale del Kuwait sul social network X.
Quasi duecento migranti vivevano nell’edificio sovraffollato in cui si è verificato il rogo.
Tra le vittime ci sono anche tre filippini.
Veglia funebre
Il 14 giugno decine di familiari delle vittime hanno raggiunto l’aeroporto di Kochi per tenere una veglia funebre e accogliere i corpi dei loro cari.
“Spero che il Kuwait prenda le misure necessarie per evitare che un disastro simile possa ripetersi”, ha affermato Pinarayi Vijayan, capo del governo del Kerala.
Il 12 giugno il ministro dell’interno kuwaitiano Fahad Yusuf al Sabah ha promesso di affrontare il problema del sovraffollamento degli edifici che ospitano i lavoratori stranieri, minacciando di chiudere quelli che non rispettano le norme di sicurezza.