Il generale Juan José Zúñiga, comandante dell’esercito boliviano, è stato arrestato il 26 giugno dopo aver schierato per alcune ore soldati e veicoli blindati davanti al palazzo presidenziale di La Paz, affermando di voler “ristrutturare la democrazia”, in quello che il presidente Luis Arce ha definito un tentativo di colpo di stato.
Zúñiga è stato arrestato mentre parlava con la stampa davanti a una caserma dopo aver ordinato il ritiro delle truppe.
“Lei è in arresto, generale”, gli ha detto il viceministro dell’interno Jhonny Aguilera, che accompagnava gli agenti di polizia, come mostrano le immagini trasmesse dalla tv di stato.
Iscriviti a Sudamericana |
Cosa succede in America Latina. A cura di Camilla Desideri. Ogni due settimane, il venerdì.
|
Iscriviti |
Iscriviti a Sudamericana
|
Cosa succede in America Latina. A cura di Camilla Desideri. Ogni due settimane, il venerdì.
|
Iscriviti |
Prima di essere arrestato, Zúñiga ha dichiarato ai giornalisti di aver agito su ordine del presidente Arce, che “il 23 giugno mi ha chiesto di fare qualcosa per aumentare la sua popolarità”.
In precedenza il generale e i suoi uomini erano avanzati per le strade di La Paz fino al palazzo presidenziale, dove avevano schierato otto veicoli blindati e sparato gas lacrimogeni contro chiunque cercasse di avvicinarsi.
Arce ha reagito denunciando sul social network X “i movimenti irregolari di alcune unità dell’esercito boliviano”. “La democrazia dev’essere rispettata”, aveva aggiunto il capo dello stato, di sinistra.
Secondo i giornalisti dell’Afp presenti sul posto, un veicolo blindato ha anche cercato di sfondare una porta metallica del palazzo presidenziale.
“Mobilitazione nazionale”
Circondato dai soldati, Zúñiga ha affermato che “l’esercito vuole ristrutturare la democrazia affinché sia di tutti, non di quei pochi che hanno gestito il paese negli ultimi trenta o quarant’anni”.
Dall’interno del palazzo presidenziale Arce ha destituito il generale ribelle e ha nominato un successore, denunciando un tentativo di colpo di stato.
L’ex presidente di sinistra Evo Morales (2006-2019) ha chiesto sul social network X “una mobilitazione nazionale per difendere la democrazia”.
I militari ribelli si sono poi ritirati in serata.
Dal 25 giugno circolavano voci di una possibile destituzione del generale Zúñiga, in carica dal novembre 2022.
In un’intervista rilasciata il giorno prima a un’emittente tv aveva dichiarato che avrebbe arrestato Morales in caso di conferma della sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2025 nonostante il parere contrario della corte costituzionale.
Il Movimento per il socialismo (Mas), la formazione al potere, è profondamente divisa tra Arce e Morales, un tempo alleati ma ora rivali nella corsa alle presidenziali.
Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha espresso “forte preoccupazione” per la situazione in Bolivia.