Il 16 agosto Paetongtarn Shinawatra, l’erede della più famosa dinastia politica thailandese, è stata eletta prima ministra della Thailandia dall’assemblea nazionale con 319 voti favorevoli, 145 contrari e 27 astensioni.

Dopo l’annuncio ufficiale del risultato, durante una conferenza stampa a Bangkok, Shinawatra ha espresso la “speranza di migliorare la qualità della vita e di dare potere a tutti i thailandesi”.

È la terza Shinawatra a ricoprire il ruolo di premier, dopo suo padre Thaksin (2001-2006) e sua zia Yingluck (2011-2014), entrambi esautorati da un colpo di stato.

A 37 anni Paetongtarn Shinawatra è anche la più giovane donna a guidare il paese dalla fine della monarchia nel 1932. La sua nomina ha lo scopo di far uscire dalla crisi un paese in stallo, in un contesto di divisioni e di crisi economica.

Nell’ultima settimana la corte costituzionale ha sciolto il principale partito di opposizione e ha destituito il primo ministro Srettha Thavisin, andando contro la volontà di cambiamento espressa dalla maggioranza dei thailandesi alle urne.

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Paetongtarn Shinawatra ha il sostegno della coalizione di maggioranza uscente, dominata dal partito Pheu Thai sotto l’influenza del padre.

Gli Shinawatra sono inestricabilmente legati alle tensioni che da oltre vent’anni frammentano il paese, diviso tra una vecchia guardia filomonarchica protetta dall’esercito e gli elettori desiderosi di cambiamento.

Estremamente popolare negli anni duemila, Thaksin, ex poliziotto che ha fatto fortuna nel settore delle telecomunicazioni, è stato a lungo la bestia nera dei generali, che detestavano il suo stile, ritenuto troppo populista. Il miliardario, 75 anni, ha riconquistato un ruolo centrale nel paese da quando è tornato in Thailandia nel 2023, dopo quindici anni di esilio autoimposto per sfuggire alle condanne.

La figlia Paetongtarn Shinawatra, che per lungo tempo ha mantenuto un basso profilo, è salita alla ribalta in occasione delle elezioni legislative del 2023, senza però portare il partito al successo che era previsto dai sondaggi.

Non avendo ottenuto un numero sufficiente di seggi, il Pheu Thai è stato costretto ad allearsi con i partiti vicini all’esercito, suoi ex rivali, tradendo così una promessa elettorale.

“Ha due o tre anni di esperienza e proviene da una famiglia politica, quindi penso che sia pronta”, ha dichiarato all’Afp l’analista politico Yuttaporn Issarachai.

Il profilo di Paetongtarn Shinawatra può interessare le giovani generazioni, ma “sarà difficile prendere le distanze dall’influenza dei conservatori e dei militari”, ha affermato Issarachai.

Il 14 agosto la corte costituzionale ha destituito il primo ministro Srettha Thavisin, accusato di aver violato le regole etiche stabilite dalla costituzione, nominando ministro un avvocato che stava scontando una pena in carcere.

Una settimana prima, gli stessi giudici hanno sciolto il principale partito di opposizione, Move forward, che ha il maggior numero di deputati nell’assemblea.

Il gruppo, portabandiera del movimento filodemocrazia, è ufficialmente rinato sotto la bandiera del Partito popolare, ma non ha potuto presentare un candidato alla premiership, perché l’unico nome eleggibile, Pita Limjaroenrat, è stato escluso dalla vita politica, sempre per una decisione della corte costituzionale.

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