Il 18 settembre la Federal reserve (Fed), la banca centrale degli Stati Uniti, ha tagliato i tassi d’interesse per la prima volta dal 2020, e addirittura di mezzo punto, nell’ultima riunione prima delle elezioni presidenziali del 5 novembre.
Il taglio dovrebbe restituire potere d’acquisto alle famiglie statunitensi, in difficoltà per l’effetto combinato dell’inflazione e dell’alto costo del credito.
Malgrado la Fed sia indipendente dal potere politico, la sua decisione, che secondo alcuni commentatori potrebbe favorire la candidata democratica Kamala Harris, sta causando forte agitazione nel campo repubblicano.
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Harris, l’attuale vicepresidente, ha affermato che “è una buona notizia per gli americani”, mentre il presidente Joe Biden ha parlato di “momento importante per il paese”.
Secondo il candidato repubblicano Donald Trump, invece, il drastico taglio dei tassi dimostra che “l’economia è in pessima forma” e che la Fed “è scesa in politica”.
Il presidente della Fed Jerome Powell ha assicurato nel corso di una conferenza stampa che le decisioni dell’istituto non sono influenzate da considerazioni politiche.
“Crescente fiducia”
“Questa decisione, che segnala un cambiamento di rotta nella politica monetaria, riflette la nostra crescente fiducia nel mercato del lavoro”, ha dichiarato Powell.
In un momento in cui l’inflazione sta tornando sotto controllo, la Fed vuole evitare un aumento della disoccupazione, possibile con alti tassi d’interesse.
La decisione della Fed, che ha portato i tassi al 4,75-5 per cento, non è stata unanime: una governatrice, Michelle Bowman, aveva votato per un taglio limitato a un quarto di punto.
Entro la fine del 2024 sono previsti ulteriori tagli, di un altro mezzo punto.