I lavoratori portuali statunitensi torneranno al lavoro dopo tre giorni di sciopero, hanno annunciato il 3 ottobre il loro sindacato e i datori di lavoro in un comunicato congiunto.

“Lo sciopero è sospeso con effetto immediato”, hanno affermato il sindacato Ila, che rappresenta 85mila portuali, e la Us Maritime Alliance, che rappresenta i datori di lavoro del settore portuale.

Le parti hanno precisato di aver raggiunto “un accordo di principio sui salari”, senza fornire ulteriori dettagli. Ma secondo il Wall Street Journal, che cita fonti vicine alla trattativa, i datori di lavoro hanno proposto un aumento salariale del 62 per cento in sei anni, che è stato accettato dal sindacato.

Tuttavia, le parti dovranno riprendere le trattative perché al momento hanno concordato “una proroga del contratto attuale, scaduto alla mezzanotte del 30 settembre, fino al 15 gennaio 2025”, si legge nel comunicato.

“Nei prossimi novanta giorni sarà quindi formalizzata l’intesa”, ha dichiarato il presidente Joe Biden ai giornalisti la sera del 3 ottobre, appena rientrato alla Casa Bianca.

Poco prima Biden aveva rilasciato una dichiarazione in cui esprimeva soddisfazione per l’accordo, che “permetterà di riaprire i porti della costa est e del golfo del Messico”, e “costituisce un passo avanti decisivo verso un contratto più equo”.

Ha inoltre ringraziato “i lavoratori iscritti al sindacato, i trasportatori e gli operatori portuali che hanno agito con patriottismo per riaprire i porti e garantire la disponibilità di forniture essenziali per la ricostruzione dopo il passaggio dell’uragano Helene”. L’uragano ha causato grandi devastazioni e almeno 201 morti nel sudest del paese.

Il segretario dei trasporti Pete Buttigieg aveva sottolineato il 2 ottobre che mentre i datori di lavoro avevano visto i loro profitti aumentare di circa il 350 per cento in dieci anni, i salari dei portuali erano aumentati solo del 15 per cento.

Quattordici grandi porti

Circa 45mila portuali iscritti all’Ila erano in sciopero dal 1 ottobre in trentasei porti gestiti dalla Us Maritime Alliance sulla costa est e sul golfo del Messico, in assenza di un accordo sul rinnovo del contratto di lavoro.

In realtà, l’accordo di principio riguarda solo 25mila iscritti al sindacato che lavorano nei terminal di contanier e di import-export di veicoli di quattordici grandi porti, tra cui Boston, New York, Filadelfia, Baltimora, Miami, e Houston.

A un mese dalle presidenziali del 5 novembre, lo sciopero avrebbe potuto avere conseguenze sul trasporto di molti prodotti, tra cui idrocarburi e prodotti agricoli, causando carenze e inflazione.

Secondo gli analisti della Oxford Economics, ogni settimana di sciopero sarebbe costata all’economia statunitense tra i 4,5 e i 7,5 miliardi di dollari.

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