L’11 novembre il primo ministro uscente Pravind Kumar Jugnauth ha riconosciuto la sconfitta nelle elezioni legislative del 10 novembre a Mauritius, uno stato insulare africano nell’oceano Indiano.

Secondo i risultati parziali, la vittoria è andata all’Alleanza per il cambiamento, guidata dall’ex premier Navin Ramgoolam, 77 anni, leader del Partito laburista.

“Gli elettori hanno scelto l’alleanza d’opposizione”, ha dichiarato alla stampa Jugnauth, 62 anni. “Auguro buona fortuna ai nostri avversari”.

Il premier uscente sperava di beneficiare della popolarità ottenuta con la firma, all’inizio di ottobre, di uno storico accordo con il Regno Unito sulla sovranità mauriziana dell’arcipelago delle Chagos, un grande successo diplomatico per il suo governo.

Ma le cose sono sfuggite di mano quando, il mese scorso, alcune intercettazioni telefoniche compromettenti tra politici, esponenti della società civile, diplomatici e giornalisti sono state pubblicate sui social network.

In risposta, il 1 novembre il governo ha annunciato una sospensione dei social network fino alle elezioni, ma poi ha cambiato idea di fronte alle proteste dell’opposizione e dei mezzi d’informazione.

Inoltre, alcuni osservatori hanno denunciato i primi segni di una possibile svolta autoritaria.

Nel corso di una campagna elettorale a tratti tesa, entrambi gli schieramenti hanno promesso misure per migliorare la vita quotidiana dei cittadini, in difficoltà a causa dell’inflazione, nonostante una forte crescita economica.

Ramgoolam e Jugnauth appartengono a dinastie che hanno dominato la politica mauriziana dopo l’indipendenza dal Regno Unito, nel 1968.

Entrambi hanno dovuto fare i conti con un’alleanza di partiti contro la corruzione e il nepotismo, che si presentava come alternativa con lo slogan “Né Navin né Pravind”.

Secondo i mezzi d’informazione locali, il tasso di partecipazione al voto è stato di circa l’80 per cento.

Mauritius, paese a maggioranza indù, ha goduto di una notevole stabilità e crescita dall’indipendenza, basando la propria economia sul turismo, sui servizi finanziari e sull’industria tessile.