Il primo ministro neozelandese Christopher Luxon ha chiesto perdono a centinaia di migliaia di persone vittime di violenze mentre erano affidate a istituti pubblici e religiosi, riconoscendo le “sofferenze inimmaginabili” subite.

Secondo un’inchiesta durata sei anni, i cui risultati sono stati resi pubblici a luglio, circa duecentomila adulti vulnerabili e bambini hanno subìto violenze per quasi sette decenni, a partire dagli anni cinquanta.

Tra le violenze citate nel rapporto ci sono aggressioni sessuali, pazienti sottoposti a elettroshock e madri costrette a dare i loro figli in adozione.

Luxon, che dal novembre scorso guida un governo conservatore, si è scusato a nome dello stato.

“È terribile che nessuno vi abbia creduto quando avete denunciato le violenze”, ha affermato il leader in parlamento, rivolgendosi alle vittime, alcune delle quali erano presenti in aula.

“Le mie parole non possono cancellare la vostra sofferenza, ma spero che possano almeno alleviarla”, ha aggiunto.

Alcune delle vittime hanno contestato l’intervento in parlamento della rappresentante dell’autorità giudiziaria.

Razzismo nei confronti dei maori

Il premier ha citato in particolare il caso dell’ospedale psichiatrico di Lake Alice, nel nord del paese, dove si effettuavano sterilizzazioni all’insaputa delle vittime, esperimenti medici non etici e sedute di elettroshock.

Molte delle vittime hanno avuto problemi di dipendenza a causa dei traumi subiti.

Secondo i risultati dell’inchiesta, molte delle violenze che si sono verificate negli istituti statali e religiosi erano alimentate dal razzismo nei confronti della popolazione indigena maori.