Il 20 novembre la Corte penale internazionale (Cpi) ha condannato un jihadista maliano a dieci anni di prigione per crimini di guerra e contro l’umanità commessi tra il 2012 e il 2013 nella città santa di Timbuctù, nel centronord del Mali.
Al Hassan ag Abdul Aziz ag Mohamed ag Mahmud, noto come Al Hassan, 47 anni, era stato riconosciuto colpevole a giugno, tra le altre cose, di tortura e oltraggio alla dignità personale nel periodo in cui la città era controllata dai jihadisti.
“La pena è proporzionata alla gravità dei crimini commessi e alle circostanze individuali”, ha affermato la giudice Kimberly Prost.
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Vestito con una tradizionale tunica bianca e con il capo avvolto in un turbante, Al Hassan non ha mostrato alcuna emozione alla lettura della sentenza, prima di essere scortato all’uscita dalle guardie di sicurezza della Cpi.
Secondo la giudice, Al Hassan ha svolto un “ruolo chiave” nella politica del terrore condotta a Timbuctù, supervisionando amputazioni e fustigazioni in qualità di capo della polizia islamica della città, che all’epoca era controllata dai combattenti di Ansar Dine.
“In quegli anni la popolazione di Timbuctù ha vissuto in un clima di paura, violenza, oppressione e umiliazione”, ha aggiunto.
Durante questo periodo molte donne sono state arrestate e violentate durante la detenzione. Le fustigazioni si svolgevano nella piazza centrale davanti a una folla composta anche da bambini. Nel settembre 2012 a un uomo accusato di furto era stata amputata la mano con un machete, sempre in pubblico.
Tuttavia, Al Hassan è stato assolto, in quanto ritenuto personalmente non responsabile, dall’accusa di aver commesso i crimini di guerra di stupro e di riduzione in stato di schiavitù sessuale.
La distruzione dei mausolei
Tra il 2012 e il 2013 i jihadisti avevano distrutto, usando pale e picconi, i famosi mausolei di Timbuctù, patrimonio dell’umanità Unesco.
Nel gennaio 2013 la città era stata poi liberata nel corso di un’operazione congiunta delle forze maliane e francesi.
Al Hassan era stato arrestato dalle autorità maliane e consegnato alla Cpi nel marzo 2018, diventando il secondo jihadista maliano a essere processato dalla corte.
Nel 2016 la Cpi aveva infatti condannato Ahmad al Faqi al Mahdi a nove anni di prigione, una pena poi ridotta a sette anni in appello, per la distruzione dei mausolei di Timbuctù.