Il 21 novembre 43 persone, tra cui sette donne e tre bambini, sono morte in un attacco condotto contro due convogli della polizia che scortavano famiglie sciite nel nordovest del Pakistan, secondo un nuovo bilancio fornito il 22 novembre.

“Altre sedici persone sono rimaste ferite, undici delle quali in modo grave”, ha affermato Javed Ullah Mehsud, un funzionario del distretto di Kurram, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, al confine con l’Afghanistan.

Quando si è diffusa la notizia degli attacchi, gli abitanti di Parachinar, una roccaforte sciita nel distretto di Kurram, si sono riversati nelle strade per una protesta spontanea, caratterizzata da alcuni scontri.

In risposta le autorità hanno imposto il coprifuoco e sospeso i collegamenti telefonici e internet.

Secondo Mehsud, i due convogli sono stati attaccati da un commando armato composto da circa dieci persone.

Da mesi gli sciiti possono viaggiare nelle aree a maggioranza sunnita solo con la scorta della polizia, e viceversa.

Il 22 novembre i corpi delle vittime sono stati allineati in una moschea sciita di Parachinar, dove si è svolto un rito funebre.

“Quest’attacco a cittadini innocenti è un atto di pura brutalità”, ha affermato il primo ministro pachistano Shehbaz Sharif.

Venti soldati uccisi

Secondo l’ong Commissione pachistana dei diritti umani (Hrcp), tra luglio e ottobre 79 persone sono morte nelle violenze tribali tra sunniti e sciiti, spesso alimentate da dispute per il controllo della terra.

“Purtroppo il governo e le autorità provinciali non sono in grado di garantire la sicurezza dei cittadini”, ha affermato l’Hrcp.

In settimana venti soldati sono stati uccisi e sette poliziotti sono stati rapiti nelle zone tribali del nordovest del paese.

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