Il candidato filorusso Călin Georgescu è arrivato in testa a sorpresa nel primo turno delle elezioni presidenziali del 24 novembre, e nel ballottaggio dell’8 dicembre sfiderà un’altra candidata del tutto inattesa, Elena Lasconi.
Secondo i risultati ufficiali, con più del 99 per cento delle schede scrutinate, Georgescu, 62 anni, contrario agli aiuti all’Ucraina e critico nei confronti della Nato, ha ottenuto il 22,94 per cento dei voti, contro il 19,17 per cento di Lasconi, 52 anni, sindaca di centrodestra della cittadina di Câmpulung.
Il primo ministro filoeuropeo Marcel Ciolacu, considerato il favorito del voto, è arrivato terzo per appena mille voti (19,15 per cento).
Georgescu ha fatto un deciso passo avanti negli ultimi giorni dopo che è diventata virale su TikTok una campagna contro gli aiuti a Kiev. “Il popolo romeno ha gridato forte e chiaro che vuole la pace”, ha affermato la sera del 24 novembre.
Un altro candidato di estrema destra, George Simion, leader dell’Alleanza per l’unione dei romeni (Aur), era atteso al secondo turno.
Ma Simion, 38 anni, è arrivato solo quarto con il 13,87 per cento dei voti. Si è però subito congratulato con Georgescu, dicendosi felice che un “sovranista” sia arrivato al ballottaggio.
“Effetto contagio”
Simion, grande sostenitore di Donald Trump, “ha ottenuto i voti di molti romeni impoveriti dall’inflazione, ma ha anche cercato di darsi un’immagine moderata, e questo gli ha fatto perdere consensi tra gli elettori più radicali”, ha dichiarato all’Afp il politologo Cristian Pîrvulescu.
“L’estrema destra è comunque la grande vincitrice di questo primo turno, con più di un terzo dei voti totali”, ha aggiunto.
Secondo Pîrvulescu, grazie a questi buoni risultati l’estrema destra beneficerà probabilmente di un “effetto contagio” nelle elezioni legislative del 1 dicembre. Questo lascia presagire negoziati difficili per formare un governo di coalizione.
Attualmente il Partito socialdemocratico (Psd) governa in coalizione con i liberali del Pnl, il cui candidato è stato sconfitto.
Dopo dieci di presidenza del liberale Klaus Iohannis, grande sostenitore di Kiev ma ormai molto impopolare, anche a causa dei costosi viaggi all’estero finanziati con denaro pubblico, gli elettori hanno quindi scelto i candidati antisistema, in un contesto di crescita dell’estrema destra in Europa.
La Romania, che confina con l’Ucraina, ha svolto finora un ruolo strategico fondamentale al fianco di Kiev sia ospitando più di cinquemila soldati della Nato sia favorendo il transito del grano ucraino.