Il 15 gennaio Daniel Chapo si è insediato come presidente del Mozambico in una capitale blindata, dopo mesi di manifestazioni contro i presunti brogli nelle elezioni del 9 ottobre.

Nella piazza dell’Indipendenza di Maputo, sorvegliata da elicotteri e aerei militari, Chapo, esponente del Fronte di liberazione del Mozambico (Frelimo, il partito al potere da cinquant’anni), ha giurato di “svolgere con onore l’incarico di presidente” per un mandato di cinque anni.

Le violenze postelettorali hanno causato più di trecento morti da ottobre, secondo l’ong mozambicana Plataforma decide.

L’ong ha affermato che sette persone sono morte durante le manifestazioni del 15 gennaio a Maputo e a Nampula.

Nel suo discorso d’insediamento Chapo – il primo presidente nato dopo l’indipendenza, che risale al 1975 – non ha fatto alcun riferimento esplicito alle violenze, limitandosi ad associare al minuto di silenzio in memoria delle 120 vittime del ciclone Chido “tutti coloro che in questo periodo hanno perso la vita, sono stati feriti o hanno subìto perdite irreparabili”.

“Se restiamo uniti possiamo superare gli ostacoli e trasformare il dolore in prosperità”, ha aggiunto.

Dopo quasi tre mesi di violenze, accompagnate da scioperi e blocchi stradali, il primo compito di Chapo, 48 anni, sarà riportare la pace e la stabilità nel paese, che è uno dei più poveri dell’Africa.

L’opposizione, guidata da Venâncio Mondlane, continua a sostenere che l’elezione è stata “rubata” dal Frelimo.

Rientrato nel paese il 9 gennaio dopo più di due mesi trascorsi all’estero per preoccupazioni legate alla sua sicurezza, Mondlane, 50 anni, si è detto pronto al dialogo con il governo.

Questa settimana, però, di fronte al silenzio delle autorità, ha indetto nuove manifestazioni antigovernative, affermando che il movimento di protesta andrà avanti a lungo.

“Evidentemente il regime non vuole la pace”, ha dichiarato durante una diretta su Facebook. “Se sarà necessario, siamo pronti a manifestare tutti i giorni, 365 giorni all’anno”.

A dimostrazione dell’isolamento di Chapo, pochi capi di stato stranieri erano presenti alla cerimonia d’insediamento. Tra loro c’era il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa.