
Il partito Vetevendosje, del primo ministro uscente del Kosovo Albin Kurti, ha ottenuto la maggioranza relativa con il 41 per cento dei voti alle elezioni legislative del 9 febbraio, secondo uno spoglio ufficiale quasi completato. Tuttavia il premier Kurti dovrà trovare degli alleati per governare.
Secondo i risultati pubblicati dalla Commissione elettorale del Kosovo sul 93 per cento delle schede scrutinate, Vetevendosje (socialdemocratico) è in vantaggio sul Partito democratico del Kosovo (Pdk, destra) che ha ottenuto il 22,4 per cento dei voti e sulla Lega democratica del Kosovo (Ldk, centrodestra) con il 17,6 per cento dei voti.
Nonostante quella che sembra essere una maggioranza relativa, Kurti, 49 anni, ha rivendicato la vittoria durante una conferenza stampa che si è tenuta durante la notte e ha dichiarato di voler formare un governo.
“Senza alcuna esitazione formeremo un governo” e “congratulazioni per la nostra vittoria”, ha detto ai suoi sostenitori. Resta da vedere quale coalizione sarà possibile formare.
“Sono possibili tutti i tipi di combinazioni”, afferma Mazllum Baraliu, professore specializzato nel sistema elettorale. “Un governo di minoranza, in cui Vetevendosje formerà una coalizione con due (piccoli) partiti che erano nella lista durante la campagna (…). Anche i partiti di opposizione possono unirsi per formare un governo di minoranza”, spiega Baraliu.
Ma nessuna di queste coalizioni sarebbe stabile, avverte Baraliu. Sarà poi decisivo il ruolo della presidente del Kosovo, Vjosa Osmani, perché “può autorizzare il secondo partito a formare un governo”. E se questo fallisce, allora “si terranno inevitabilmente nuove elezioni”.
All’opposizione, il Pdk e l’Ldk avevano dichiarato durante la campagna elettorale che si sarebbero rifiutati di formare una coalizione con Kurti. Insieme, però, non hanno raggiunto i 61 seggi necessari per governare, secondo i risultati.
“È ovvio che Vetevendosje non ha i numeri per fare nulla da sola”, afferma l’analista politico Leart Hoxha, che non vede quale partito di opposizione potrebbe accettare di formare una coalizione. “Sarà un anno perso, sarà un governo che non sarà in grado di andare avanti con grandi progetti. Ed è possibile che oltre a una crisi politica avremo anche una crisi sociale”, conclude l’analista.