Il 19 marzo l’ong Greenpeace è stata condannata a pagare più di 665 milioni di dollari di risarcimento all’azienda dell’energia Energy Transfer, che gestisce un oleodotto nel North Dakota contro il quale si era mobilitata.
Un tribunale del North Dakota ha infatti riconosciuto l’ong colpevole della maggior parte delle accuse, in base a una copia della sentenza visionata dall’Afp.
Greenpeace, che ha più volte denunciato un procedimento giudiziario illegittimo, il cui scopo sarebbe “farla tacere”, ha annunciato che presenterà ricorso contro la sentenza. “Non si può mettere in bancarotta un movimento”, ha dichiarato all’Afp Sushma Raman di Greenpeace Usa.
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Al centro del caso ci sono le manifestazioni del 2016 e del 2017 contro il progetto dell’oleodotto Dakota Access Pipeline, durante le quali si erano verificati scontri con feriti, mentre molti attivisti erano stati arrestati.
I nativi sioux di Standing Rock e alcune organizzazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace, avevano cercato senza successo d’impedire la costruzione di un tratto dell’oleodotto che, secondo i nativi, attraversava luoghi sacri e minacciava le loro fonti di acqua. Il progetto era stato rilanciato da Donald Trump durante il suo primo mandato.
La Energy Transfer aveva poi presentato una denuncia contro Greenpeace per diffamazione e incitamento alla violenza, sostenendo che l’ong avesse avuto un ruolo chiave nelle proteste.
“Ringraziamo la giuria per l’incredibile lavoro svolto”, ha affermato l’azienda in un comunicato.
Secondo il quotidiano locale North Dakota Monitor, uno degli avvocati dell’azienda, Trey Cox, aveva chiesto un risarcimento molto più alto “per dissuadere Greenpeace o altre organizzazioni dall’indire proteste simili in futuro”.
Sentenza pericolosa
“È una sentenza molto pericolosa perché potrebbe limitare di fatto il diritto di manifestare e la libertà d’espressione”, ha dichiarato all’Afp Michael Burger, un esperto di diritto della Columbia university.
“Non ci faremo intimidire”, ha però assicurato Kristin Casper di Greenpeace international.
Alla metà di febbraio l’ong aveva denunciato l’azienda presso un tribunale dei Paesi Bassi, dove ha sede Greenpeace international, invocando una legislazione europea contro le procedure giudiziarie illegittime.