Il 26 marzo il tribunale supremo federale del Brasile ha stabilito che l’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro (2019-2023) dovrà essere processato per aver pianificato un colpo di stato.

I cinque giudici hanno stabilito all’unanimità che ci sono elementi sufficienti per processare Bolsonaro, accusato di essere il capo di un’organizzazione criminale il cui obiettivo era permettergli di restare al potere nonostante la sconfitta nelle elezioni presidenziali dell’ottobre 2022.

Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, in visita a Tokyo, ha auspicato il 27 marzo “che sia fatta giustizia”.

“Dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che l’ex presidente ha pianificato un colpo di stato e che io e il vicepresidente avremmo dovuto essere assassinati”, ha affermato, riferendosi al suo attuale vicepresidente, Geraldo Alckmin.

Bolsonaro, che non ha mai nascosto di voler tornare al potere, rischia una condanna tra i dodici e i quarant’anni di prigione.

Assente all’udienza del 26 marzo, l’ex presidente ha definito le accuse contro di lui “del tutto infondate” durante un incontro con la stampa a Brasília.

“Sono vittima della più grande persecuzione politico-giudiziaria nella storia del Brasile”, ha affermato.

Nostalgico della dittatura (1964-1985), Bolsonaro, 70 anni, è accusato di “pianificazione di un colpo di stato”, di “tentativo di sovvertire con la violenza lo stato di diritto democratico” e di “organizzazione criminale armata”.

In base all’atto d’accusa della procura, la cospirazione “è stata guidata dal presidente Bolsonaro e dal suo candidato vicepresidente Walter Braga Netto, che, insieme ad altre persone, sia civili sia militari, hanno cercato d’impedire l’attuazione dei risultati delle elezioni presidenziali del 2022”.

Il piano, chiamato Pugnale verde e giallo (i colori della bandiera brasiliana), prevedeva di assassinare Lula, Alckmin e il giudice del tribunale supremo federale Alexandre de Moraes.

Avrebbe dovuto essere eseguito da membri delle forze speciali dell’esercito prima dell’insediamento di Lula, il 1 gennaio 2023.

Secondo gli inquirenti, il colpo di stato non si è concretizzato a causa del mancato sostegno dei principali comandanti dell’esercito brasiliano.

Bolsonaro avrebbe anche partecipato alla stesura di un decreto, mai emanato, che prevedeva la proclamazione dello stato d’assedio e l’annullamento delle elezioni presidenziali.

Secondo la procura, un “ultimo tentativo” di colpo di stato si è poi verificato l’8 gennaio 2023, con la rivolta di Brasília, che ha ricordato l’assalto al congresso del 6 gennaio 2021 negli Stati Uniti.

Il processo dovrebbe tenersi entro la fine dell’anno per evitare qualsiasi interferenza con le elezioni presidenziali del 2026, alle quali Bolsonaro vorrebbe ancora candidarsi.

Ma a prescindere dall’esito del processo, l’ex presidente è attualmente ineleggibile fino al 2030 a causa delle sue false accuse contro il sistema di voto elettronico.