Tundu Lissu, leader del principale partito d’opposizione tanzaniano, è stato incriminato per “tradimento” il 10 aprile, il giorno dopo il suo arresto, mentre a sei mesi dalle elezioni presidenziali nel paese s’intensifica la repressione.

In Tanzania il reato di tradimento è punibile con la pena di morte.

Secondo il suo partito, Chadema, Lissu era stato arrestato il 9 aprile con altre persone dopo un evento politico a Mbinga, nel sud del paese. Le forze di sicurezza avevano usato i gas lacrimogeni per disperdere i partecipanti.

“Lissu è stato incriminato per tradimento, senza possibilità di libertà su cauzione, e per pubblicazione di informazioni false”, ha dichiarato all’Afp Jebra Kambole, uno dei suoi avvocati.

“Siamo fermamente convinti che la giustizia sia dalla sua parte”, ha dichiarato Rugemeleza Nshala, un altro dei suoi avvocati.

In precedenza il capo della polizia regionale Marco Chilya aveva attribuito l’incriminazione di Lissu “ai ripetuti inviti a bloccare le prossime elezioni”.

Pratiche autoritarie

Lissu era stato eletto presidente del partito Chadema a gennaio, in sostituzione di Freeman Mbowe.

Già l’anno scorso aveva avvertito che il suo partito avrebbe bloccato le elezioni se il sistema elettorale non fosse stato riformato.

La presidente tanzaniana Samia Suluhu Hassan, in carica dal 2021, era stata inizialmente elogiata per aver rimosso alcune delle restrizioni imposte ai mezzi d’informazione e all’opposizione.

Ma il partito Chadema e le ong per i diritti umani l’accusano di aver ripreso i metodi autoritari del suo predecessore John Magufuli (2015-2021).

“Il piano è sbattere Lissu in prigione in modo che la presidente Suluhu possa essere rieletta senza problemi”, ha commentato sul social network X Tito Magoti, un avvocato tanzaniano per i diritti umani.