Per secoli i chief fisherman, i capi delle comunità di pescatori, hanno regolato il settore della pesca in Ghana, un’attività da cui dipendono quasi tre milioni di persone, il 10 per cento circa della popolazione ghaneana. Oggi il loro ruolo tradizionale è minacciato dall’arrivo dei pescherecci industriali stranieri, in particolare quelli cinesi, che depredano indiscriminatamente gli oceani per soddisfare la domanda dei mercati europei e asiatici.
Ognuna di queste grandi imbarcazioni è in grado di catturare una quantità di pesce pari a quella di più di un centinaio di canoe di pescatori, esaurendo le riserve ittiche ghaneane e alimentando la disoccupazione nelle comunità costiere. Spesso i pescherecci industriali usano metodi di pesca non sostenibili, che distruggono banchi già eccessivamente sfruttati. Inoltre i pesci catturati per errore – come, per esempio, gli esemplari troppo giovani – sono rivenduti dai pescherecci industriali ai pescatori locali. Questa pratica, conosciuta come saiko, è illegale e il governo ghaneano ha promesso di combatterla.
Tra il 2000 e il 2016 in Ghana la quantità di pescato è diminuita del 37 per cento e il reddito dei pescatori locali è sceso del 40 cento. Negli ultimi anni migliaia di pescatori hanno perso il lavoro e la situazione continua a peggiorare.
Il video di Lorenzo Colantoni e Arianna Massimi.
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