Trent’anni dopo gli accordi di Oslo, che avrebbero dovuto avviare un processo di pace per risolvere il conflitto tra israeliani e palestinesi, la situazione è ancora bloccata e con il governo di estrema destra guidato da Benjamin Netanyahu sta ulteriormente peggiorando.
In Cisgiordania continuano a sorgere e a espandersi gli insediamenti israeliani, dichiarati illegittimi dalla comunità internazionale. Nei territori occupati, i coloni israeliani rendono la vita dei palestinesi sempre più difficile, con l’obiettivo di spingerli ad andarsene senza usare operazioni militari. Ogni giorno gli abitanti e le associazioni palestinesi resistono a queste incursioni, manifestando contro l’occupazione ma anche ricostruendo quello che viene distrutto e continuando a coltivare la loro terra nonostante le difficoltà.
Attualmente in Cisgiordania ci sono almeno trecento insediamenti o avamposti in cui vivono circa 465mila coloni israeliani, secondo il movimento pacifista israeliano Peace Now. Al tempo degli accordi, nel 1993, gli insediamenti erano 128 e i coloni 110mila.
Il video di Cecilia Fasciani e Alberto Zanella.
La foto di copertina è di Mahmoud Illean, Ap/Lapresse.
Nel 1993 il governo israeliano e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina firmano gli accordi di Oslo. La Cisgiordania viene divisa in tre aree amministrative: l’area A, sotto controllo palestinese (18 per cento del territorio); l’area B, a controllo misto (21 per cento del territorio); e l’area C, controllata da Israele (60 per cento del territorio). La maggioranza della popolazione palestinese vive nelle zone A e B. Circa il 70 per cento dell’area C – che comprende la maggior parte dei terreni agricoli, delle risorse naturali e delle terre disponibili – è di fatto a uso esclusivo degli israeliani.
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