Facebook ha deciso di rivoluzionare il mondo della finanza creando una propria criptomoneta, la libra. Il 18 giugno il social network fondato da Mark Zuckerberg ha presentato un progetto che prevede il lancio della libra nel 2020. Basata sulla blockchain, la tecnologia di bitcoin, dovrebbe permettere di trasferire denaro in pochi secondi attraverso il cellulare e saltando completamente gli intermediari finanziari. “L’iniziativa ha potenzialità enormi”, ha scritto l’Economist. “Se ognuno dei 2,4 miliardi di utenti di Facebook convertisse in libra anche una minima parte dei propri risparmi, la criptomoneta di Zuckerberg diventerebbe immediatamente una delle valute più diffuse al mondo”. Una prospettiva che permetterebbe al social network di trovare nuove entrate, visto che oggi dipende quasi esclusivamente dalla pubblicità online.
Inoltre grazie alla libra, sottolinea il New York Times, “Facebook e altre aziende statunitensi competeranno con le tecnologie sviluppate in altri paesi, in particolare in Cina, dove WeChat, per esempio, ha lanciato da tempo un sistema di pagamento all’interno di una popolare app di messaggistica”. Dal canto suo, il social network ha dichiarato di voler raggiungere gli 1,7 miliardi di persone che in tutto il mondo non hanno ancora un conto in banca e di fatto sono escluse dai sistemi di pagamento elettronico. David Marcus, ex presidente di PayPal e capo del progetto lanciato da Facebook, ha sottolineato che internet ha modificato molti aspetti delle nostre vite, ma finora il denaro era rimasto sempre lo stesso.
Il valore della criptomoneta sarà legato a un paniere di monete internazionali, come il dollaro, l’euro e lo yen
Il successo di questo progetto ambizioso dipenderà però dal superamento di numerosi ostacoli. Nei prossimi mesi, magari quando saranno rivelati più dettagli, bisognerà capire se Facebook è capace di gestire una moneta elettronica scambiata in tutto il mondo, se riceverà il via libera dalle autorità finanziarie e politiche, se riuscirà ad adeguarsi alle norme esistenti e a quelle che saranno adottate in tema di criptomonete e se darà sufficienti garanzie sulla sicurezza della tecnologia e sulla protezione dei dati personali, campo quest’ultimo in cui l’azienda californiana ha avuto una condotta spesso irresponsabile e priva di scrupoli.
La libra dovrebbe funzionare allo stesso modo di bitcoin (una criptomoneta consente il possesso e il trasferimento anonimo del denaro usando crittografia a chiave pubblica; tutte le transazioni sono pubbliche e archiviate in un database distribuito su più server, usato per confermarle e impedire che si spenda due volte lo stesso denaro) ed è stata sviluppata da Facebook insieme a 27 aziende partner, tra cui i colossi dei pagamenti elettronici Visa e Mastercard e aziende hi-tech come Spotify ed eBay (ogni partner contribuisce con un investimento di almeno dieci milioni di dollari, e Facebook si propone di arrivare a cento aziende partner entro l’anno prossimo).
Rispetto alla criptomoneta lanciata nel 2008 dal misterioso hacker Satoshi Nakamoto, la libra si propone di essere più stabile. Bitcoin è stata progettata per un ammontare definito di monete (21 milioni) e il suo valore fluttua liberamente, dando vita a grande instabilità e pericolose speculazioni. Secondo le intenzioni di Facebook, invece, potrà essere emesso un numero indefinito di libra e il valore della criptomoneta sarà legato a un paniere di monete internazionali, come il dollaro, l’euro e lo yen, e di titoli a breve termine. In sostanza tutto il denaro usato per comprare le libra sarà depositato in un conto bancario, fungendo da garanzia.
La libra sarà emessa e distribuita da un’azienda controllata da Facebook, la Calibra, che si propone di offrire anche servizi finanziari come prestiti e investimenti. A ogni acquirente la Calibra chiederà un documento d’identità, in modo da evitare transazioni illegali, per esempio l’acquisto di droga. Resta da capire come Facebook gestirà l’enorme consumo di energia elettrica e le conseguenze sull’ambiente del processo di creazione di una criptomoneta, il cosiddetto mining, che richiede calcoli lunghi e complicati.
Se i problemi tecnici e strettamente finanziari potranno in qualche modo essere risolti, la strada appare molto più difficile su un altro fronte, quello della fiducia dei consumatori e delle autorità finanziarie e politiche, un aspetto fondamentale per il successo di una moneta. Come spiega l’Economist, “i consumatori più prudenti potrebbero non fidarsi di un social network che fino a poco tempo fa non esitava a distribuire i loro dati personali a destra e a manca. E se gli utenti non saranno della partita, è poco probabile che la libra sia accolta anche dai commercianti”. Le autorità statunitensi, per esempio, hanno intenzione di infliggere all’azienda di Zuckerberg una multa esemplare per le continue fughe di dati personali e violazioni della privacy. Basta ricordare lo scandalo della Cambridge Analytica, un’azienda britannica che usava senza autorizzazione i dati degli utenti di Facebook per fare propaganda mirata online.
Una moneta aziendale
Facebook ha cercato di distanziare il progetto dalla propria struttura, visto che la sua gestione sarà affidata alla Libra Association, che avrà sede a Ginevra, in Svizzera, sarà formata da tutte le aziende partner e dovrà vigilare affinché la rete e il software funzionino in modo sicuro. Inoltre, il social network assicura che “i dati finanziari saranno separati rigorosamente da tutti gli altri” e non saranno usati per la pubblicità mirata né saranno condivisi con altre unità di Facebook o aziende esterne “senza il consenso degli utenti”.
La risposta delle autorità finanziarie e dei leader politici non si è fatta attendere. Il G7, il gruppo che riunisce i sette paesi più industrializzati del mondo, ha reso noto che formerà un “forum di alto livello per esaminare i rischi per il sistema finanziario rappresentati dalle criptomonete”. Al forum dovrebbero partecipare anche le banche centrali e il Fondo monetario internazionale. Mark Carney, il governatore della Banca d’Inghilterra, ha dichiarato che i controlli saranno fatti con “la mente aperta” ma non con “la porta aperta”. Per andare avanti con il suo progetto, Facebook deve sperare che la risposta delle autorità non sia “troppo dura”, ma nelle reazioni seguite all’annuncio del 18 giugno c’è profonda preoccupazione per il fatto che l’emissione di una moneta, una funzione che per la sua importanza vitale per l’economia e più in generale la società è da tempo affidata all’autorità pubblica, sia svolta da una multinazionale che nel suo settore dimostra una vocazione monopolistica.
In ogni caso il tentativo di far diventare la tecnologia alla base delle criptomonete un bene di uso comune deve spingere il sistema finanziario ad aggiornarsi: come osserva il Financial Times, pur riconoscendo che “è molto difficile fidarsi della libra e di Facebook”, bisogna ammettere che il progetto “è significativo, perché dimostra che per le banche tradizionali è arrivato il momento di entrare nel ventunesimo secolo se non vogliono rischiare di dover cercare alternative più interessanti” per sopravvivere.
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