I porti sono aperti nonostante quello che ha spesso sostenuto il ministro dell’interno Matteo Salvini. Dopo undici giorni di estenuanti trattative, le 47 persone soccorse dall’ong tedesca SeaWatch al largo della Libia, intorno alle 10.30 del 31 gennaio, sono approdate nel molo di levante del porto di Catania, lo stesso luogo in cui alla fine di agosto aveva attraccato la nave Ubaldo Diciotti della guardia costiera italiana con 177 persone a bordo.
Il caso Sea Watch e il caso Diciotti nelle ultime ore si sono intrecciati. Mentre si trattava per lo sbarco dei migranti soccorsi dalla SeaWatch3 il 19 gennaio e bloccati al largo per undici giorni, il tribunale dei ministri di Catania chiedeva al senato l’autorizzazione a procedere contro il ministro dell’interno Matteo Salvini per il presunto sequestro di persona dei 177 migranti trattenuti a bordo della Diciotti alla fine di agosto, con l’aggravante dell’abuso di potere. Molti analisti hanno ipotizzato che i cinquestelle abbiano chiesto alla Lega l’attracco della SeaWatch3, assicurando che in cambio in aula non autorizzeranno la procedura di sospensione dell’immunità parlamentare del ministro dell’interno. Una partita ancora tutta aperta, mentre la nave umanitaria finalmente ha toccato la terraferma.
Un particolare rilevante è stato definitivamente chiarito: i porti italiani sono aperti alle navi umanitarie e alle navi militari che soccorrono migranti, perché non esiste alcun decreto ministeriale, nessuna comunicazione ufficiale che, in linea con le leggi vigenti, imponga la chiusura dei porti. Il braccio di ferro che è stato condotto dal governo a colpi di hashtag a partire dal 10 giugno (caso Aquarius) sulla pelle di chi era appena stato soccorso, è stato un puro esercizio di propaganda. Lo ha dimostrato recentemente l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) che ha chiesto l’accesso agli atti per il caso della nave Diciotti, ricevendo una risposta inequivocabile. Il governo non ha adottato nessun provvedimento formale per la chiusura dei porti.
Questo particolare è stato recentemente ammesso dallo stesso ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli in diverse trasmissioni televisive. “Ciò determina che le navi che soccorrono i migranti nel mar Mediterraneo avrebbero potuto accedere ai punti di sbarco in Italia senza violare alcun atto governativo e che a oggi non vi è alcun ostacolo giuridico opponibile alle navi delle organizzazioni umanitarie in relazione all’attracco sulle nostre coste”, ha commentato l’Asgi.
Le dichiarazioni di Salvini sulla chiusura dei porti sono solo politiche e, come suggeriscono i giudici di Catania, potrebbero aver portato a condotte illegali. La giunta delle elezioni e immunità del senato presieduta dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri dovrebbe esprimersi su questo entro la fine di febbraio.
Tra gli applausi dell’equipaggio e degli attivisti arrivati da tutta la Sicilia, i migranti della SeaWatch3 sono sbarcati a Catania, i 15 minori sono stati trasferiti nei centri nella provincia di Siracusa, mentre i maggiorenni sono stati portati nell’hotspot di Messina, da dove saranno poi trasferiti negli otto paesi europei che hanno dato disponibilità ad accoglierli. “Mai più ostaggi”, ha commentato l’ong tedesca SeaWatch subito dopo lo sbarco, ma l’equipaggio della nave e il comandante sono ancora fermi al porto, a bordo della nave, mentre sono in corso accertamenti da parte delle autorità inquirenti. C’è chi teme che il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, noto per le sue indagini contro le ong, possa muovere nuove accuse contro la nave umanitaria e il suo equipaggio. E in molti si chiedono se questo sarà l’ultimo atto della guerra alle ong.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Abbonati per ricevere Internazionale
ogni settimana a casa tua.