Il quotidiano britannico The Guardian ha chiesto a cinque esperti in che modo hanno modificato lo stile di vita per ridurre la loro impronta ecologica. Tom Bailey, del C40 cities climate leadership group, cerca di evitare l’aereo. Si concede un viaggio di andata e ritorno su breve distanza ogni due o tre anni. È vegetariano e nell’ultimo anno è passato a un’alimentazione vegana, cercando anche di consumare meno calorie. Bailey limita inoltre l’acquisto di nuovi vestiti e vorrebbe portare a quattro le giornate lavorative a settimana.
Dave Reay, dell’università di Edimburgo, ha smesso di prendere l’aereo nel 2004: “Sarebbe ipocrita da parte mia continuare a volare per andare ai convegni”. Con la sua famiglia è diventato vegetariano, perché la produzione di carne comporta molte emissioni di gas serra nell’atmosfera.
Alison Green, dell’organizzazione Scientists warning, teme un possibile collasso della società e per questo prevede di trasferirsi in campagna, dove poter produrre il proprio cibo. Siobhán Pereira, dell’azienda Costain group, ha deciso di non usare più la plastica, almeno per i prodotti per il bagno. Usa un sapone ecologico e tiene il dentifricio in un barattolo di vetro. “Ma c’è un costo addizionale in molte scelte ecologiche”, avverte Green, “che le rende elitarie”. Lei non guida e non mangia carne, ma prende ancora l’aereo. Secondo Kimberly Nicholas, dell’università di Lund, bisogna agire su tre fronti: i viaggi in aereo, l’auto e il consumo di carne.
Questo articolo è uscito sul numero 1314 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati
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